SPRECOPOLI- I CONSORZI DI BONIFICA…UN FIUME DI DANARO PUBBLICO! A cura di Alfonso Santoli

I Consorzi di Bonifica incassano 650 milioni di euro all’anno dai contribuenti che non li hanno mai visti all’opera – Le esondazioni e le alluvioni non si contano più.

Con due Regi decreti,uno del 1904 e uno del 1933, furono costituiti i Consorzi di Bonifica “Enti a carattere associativo che gestiscono il complesso delle opere di bonifica e di irrigazione finalizzate alla difesa idraulica del territorio e alla salvaguardia dell’Ambiente e del paesaggio”.
Nella scorsa legislatura l’onorevole Capezzone, del Gruppo misto, aveva proposto che fossero sciolti trasferendone le funzioni alle rispettive Regioni.
I Consorzi attuali sono stati definiti “carrozzoni mangiasoldi carichi di personale”. In Italia ci sono tanti Consorzi: un numero imprecisato di Enti che dovevano curare la manutenzione dei corsi d’acqua minori. I Consorzi costano 650milioni di euro l’anno ai contribuenti, e secondo un sondaggio la stragrande maggioranza dei cittadini non li ha mai visti all’opera. Nel 2008,quando fu decisa una generale ristrutturazione il totale dei consorzi calò da 198 a 134.
A Roma c’è un’Associazione, l’Anbi (Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni) che ha lo scopo di “rappresentare e tutelare gli interessi dei Consorzi di Bonifica,di irrigazione e di miglioramento fondiario”e che difende a spada tratta la categoria . Dal sito internet risulta che ci sono 145 consorzi che operano sul 59,5% del territorio, amministrando 181.313 chilometri di canali, 754 impianti idrovori e 9.233 chilometri di argini, incassando 650 milioni di euro di contributi, mentre aumentano le esondazioni e le alluvioni. Ci sono Consorzi migliori, altri peggiori ed altri che non funzionano affatto.
I vertici dell’AMBI, in audizione alla Camera a fine luglio dello scorso anno, hanno dipinto un quadro positivo nell’Italia settentrionale, mentre per il Sud hanno descritto “una situazione spesso appesantita da commissariamenti e nomine politiche”. Ad esempio in Sicilia c’erano fino al 2015 ben 11 Consorzi che successivamente si sono ridotti a due,oggi commissariati. I loro 2500 dipendenti fissi, gli stagionali ed i turnisti costano oltre 60 milioni di euro l’anno. Dal bilancio del Medio Valdarno risulta che il Consorzio aveva un direttore generale,4 dirigenti,16 quadri intermedi e 134 dipendenti a tempo indeterminato con un costo complessivo di 7.691.143 euro e 6 Addetti a tempo indeterminato (altri 209.178 euro). Gli operativi sono, udite udite, solo 49:uno su tre.
Basta leggere le cronache dei giorni scorsi per rendersi conto dei compiti svolti fino ad oggi dei Consorzi. Prendiamo ad esempio la Calabria, dove il dissesto idrogeologico è un problema grave che dura da decenni. Il territorio è suddiviso tra 11 Consorzi, gli ultimi tre mesi di pioggia hanno causato drammi e naturalmente anche danni: il 20 agosto ci sono stati dieci morti nelle gole del Raganello inondate dal Pollino ,il 5 ottobre si sono avute tre vittime (una madre con due bambini),disastri da tutta la regione subiti dall’agricoltura e dall’ambiente. I consorzi dell’ANBI si sono subito affrettati a far sapere che i fiumi esondati in Calabria “non sono di “nostra” competenza perché questa si limita al reticolo idraulico minore”.
A questo punto ogni commento a questo presumibile scaricabarile è davvero superfluo.

A cura di Alfonso Santoli

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