UNA NUOVA ARMA CONTRO IL CANCRO: SONO IN ARRIVO LE CELLULE KILLER

 

 

I Greci chiamavano una massa di tessuto che cresceva fuori dai canoni dell’anatomia “neos plasis” (nuova formazione o neoplasia), i Romani “tumor” (rigonfiamento) e nell’Isola di Kos il primo vero medico della storia dell’umanità (Ippocrate) la chiamò  “karkinos” (cancro), in base alle sue osservazioni dei tumori in stadio avanzato che presentavano diramazioni simili alle chele dei granchi. Il cancro, in realtà è molto più vecchio dei greci e dei romani, infatti troviamo la sua prima descrizione nel primo libro di medicina al mondo che è il papiro di Smith  datato tremila anni prima di Cristo. Si tratta di 5016 anni or sono e l’osservazione riguarda un tumore della mammella. Il greco Celso indicava nella chirurgia la via della risoluzione del problema e Galeno somministrava invece i purganti, il cui utilizzo è durato per alcuni  secoli.  Oggi le problematiche oncologiche (dal greco oncos: massa e logos: studio) sono in cima ai pensieri di medici, ricercatori e anche di governi, perché la spesa sanitaria che comportano è sempre più cospicua.   Il cancro oggi è responsabile nel mondo di un decesso su sei. Ogni anno si ammalano nella parte del mondo controllato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ben 14 milioni di individui e si calcola che con l’odierna progressione si arriverà alla cifra di 21 milioni nel 2030. Nel mondo quasi nove milioni di persone all’anno muoiono di tumore, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Il problema del reddito è legato al fatto che la non disponibilità economica fa sì che si arrivi alla diagnosi in ritardo, in una fase così avanzata da avere una scarsa percentuale di successo. Dal Giappone, alcune settimane fa, è arrivata la notizia che le cellule cosiddette  “killer” rappresentano in prospettiva un’arma  contro i tumori. Tali cellule sarebbero capaci di colpire le cellule tumorali  “dall’interno”.   La vecchia idea di una terapia che funzioni come la pallottola “magica” di una pistola, chiamata HOZOT, la quale è costituita da una linea cellulare prodotta dai linfociti T del sangue del cordone ombelicale, con la specializzazione di distruggere le cellule tumorali. Queste cellule, dette killer, si insinuano all’interno di quelle tumorali (fenomeno del “cell in cell”) e le distruggono. A riconoscere  questa importante “cattiveria” e a potenziarne anche l’azione con l’introduzione di virus oncolitici  sono stati gli scienziati dell’Università di Okayama con un lavoro interessante e suggestivo pubblicato su “Scientific reports”.   L’obiettivo della terapia medica oncologica del futuro si giocherà su farmaci che penetrino all’interno delle cellule tumorali e, se da una parte le distruggono, dall’altra devono risparmiare da questo tipo di comportamento le cellule sane che vivono intorno a quelle tumorali. Le cellule Hozot  al momento sono da considerare molto promettenti nella lotta contro il cancro, per l’efficacia dei risultati ottenuti fino ad oggi. Mentre invece hanno fallito nell’attacco diretto alle e nelle cellule tumorali anche le staminali per l’impossibilità di rilasciare sostanze tossiche all’interno dei tessuti colpiti dal tumore.  Gli studiosi giapponesi hanno utilizzato, come abbiamo già detto, come killer cellule assemblate mettendo insieme linfociti T derivati dal sangue del cordone ombelicale e cellule stromali di topo. Queste cellule riconoscono le cellule “cattive” e si intrufolano all’interno di esse e le attaccano distruggendole. Nello studio pubblicato c’è anche un’altra descrizione di una ricerca parallela e che vede queste stesse cellule portatrici, sempre all’interno delle cellule malate, di virus cosiddetti “oncolitici”  capaci di distruggerle direttamente. In attesa, però,  che ricerche come quelle descritte siano concretamente applicabili  agli uomini, si deve far di tutto per arrivare ad una diagnosi di cancro quanto più precocemente possibile. La spesa sanitaria, anche nei paesi ricchi, diventa improba da sostenere; tanto è vero che nel 2010 le spese mediche per il trattamento dei tumori ammontavano a 1,16 trilioni di dollari: una montagna infinita di denaro.  Per ridurla, ed è necessario di parecchio, c’è bisogno di migliorare nella popolazione  la consapevolezza della necessità di ricorrere al proprio medico o alle strutture sanitarie territoriali al primo avvertire di sintomi che non sono quelli delle proprie patologie che si è abituati a riconoscere. Vi è nel mondo la necessità assoluta di poter accedere a un trattamento sicuro ed efficace delle neoplasie, e anche meno costoso per la società, e per fare questo è necessario che la diagnosi venga posta  in maniera accurata e, ripetiamo, tempestiva. In attesa di cellule killer o altro, l’unica via percorribile per adesso  è la prevenzione  e  la precocità della diagnosi.
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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