ANCHE IL VINO BIANCO FA BENE ALLA SALUTE

 

 

Sono secoli che il vino rosso viene anteposto nell’importanza della dieta a quello bianco. Perfino nel calcio professionistico strapagato di oggi il bicchiere di vino rosso ai pasti principali lo si fa bere a tutti. Sono tante e, qualcuno dice troppe, le cose buone che contiene che è universalmente utilizzato.  In Irpinia, poi, viene prodotto un aglianico, un DOCG di fama mondiale: il Taurasi, diffuso dai big dello sport ai big della politica, ma anche tra milioni di consumatori che ne apprezzano i profumi e la palatabilità.  Che il vino abbia accompagnato l’uomo fin dalla sua presenza sulla Terra lo dicono i tralci di viti trovate in Toscana e datate dagli scienziati intorno a due milioni di anni fa. Ai tempi dei Greci prima e dei Romani poi le viti crescevano spontaneamente e solo sulle rive del Mar Caspio e nell’attuale Turchia orientale esistevano dei metodi di coltivazione, ma  siamo a trecentomila anni fa. Nel mondo moderno è solo dal 1970  che si è iniziato a parlare di bevanda  curativa e della sua utilità con una serie sempre più numerosa di ricerche, anche di grande importanza scientifica. Gli anni settanta del secolo scorso furono quelli in cui fu dimostrato che gli italiani, i francesi e gli spagnoli (tutti popoli mediterranei) consumavano grosse quantità di vino e nel contempo presentavano percentuali ridotte di malattie cardiovascolari rispetto alle popolazioni del Nord Europa e del Nord America. Il vino rosso, oltre all’85% di acqua, contiene carboidrati, proteine, sali minerali (calcio, sodio, potassio, fosforo, zinco, magnesio e fluoro), vitamine (A, B1-2-3-4-6, K e J), per cui è un potente antiossidante per combattere i radicali liberi, rallentando l’invecchiamento e riducendo lo sviluppo tumorale. Altra azione molto importante è quella antinfiammatoria e quella preventiva per l’arteriosclerosi. Possiede, rispetto al vino bianco, i composti fenolici in un numero maggiore di 20 volte. Alla famiglia dei polifenoli appartengono i flavonoidi oggi molto diffusi: quecetina, catechina, ecc, che inibiscono (come l’aspirina) l’aggregazione piastrinica venti volte  in più rispetto alla Vitamina E. Nella buccia degli acini si trova il resveratrolo, le antocianine ed i tannini che vengono rilasciati nella macerazione e sono importanti antiossidanti. L’ultimissima proprietà del vino rosso è l’inibizione della sintesi del peptite “Endothelin-1” un potente vaso costrittore. Ovviamente due bicchieri al giorno bastano ed avanzano perché se sono di più finiscono in un nonnulla tutte le utili proprietà protettive positive del vino in sé. Da maggio ultimo scorso una ricerca italiana del Professor Bertelli dell’Università Statale di Milano ha pubblicato uno studio la cui conclusione è lapidaria: il vino bianco, al pari del rosso,  fa bene alla salute e funziona da “scudo”  per il cuore e per i reni. Allo studio su larga scala hanno partecipato altre istituzioni come le Università di Torino e di Pisa e l’Ospedale “Versilia” di Viareggio. Altre ricerche, sempre dello stesso gruppo di Bertelli, sull’argomento avevano tutti tratto, con numeri maggiori, conclusioni importanti a favore del vino bianco. E’ stato dimostrato che un acido fenolico (acido caffeico) rafforza la protezione cardio-vascolare aumentando la biodisponibilità di ossido nitrico, altro potente antiossidante. Bertelli in un recente passato aveva dimostrato come potessero avere la stessa azione  composti come il tirosolo ed l’idrossitirosolo, presenti nel vino bianco e nell’olio di oliva extravergine. In più, oltre a proteggere cuore e vasi sanguigni proteggono anche i reni, con un meccanismo che coinvolge  l’ossido nitrico, dal “quale” scaturì il famoso Viagra, per il quale l’Italoamericano Louis Ignarro (oramai cittadino americano) vinse il Premio Nobel per la Medicina. La maggiore disponibilità di ossido nitrico, non ha solo effetti cardioprotettivi, ma anche nefroprotettivi. L’acido caffeico, l’importante fenolo del vino bianco, modula l’espressione di geni coinvolti nella protezione del sistema cardiovascolare ed inibisce la morte cellulare programmata: la famosa apoptosi che ci indica il suicidio cellulare. In pratica chi non “sopporta” il vino rosso oppure è allergico o non gli piace, oggi ha la possibilità reale e concreta di ricevere la stessa “protezione”,  cambiando solo il colore dellabevanda che lo accompagna durante i pasti: dal rosso al bianco. Ciò vale anche per il contrario. Alla salute.
  gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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