I DIABETICI NON SI BUCHERANNO PIU’ LE DITA

 

 

Il diabete è un disturbo metabolico importante  caratterizzato dalla persistenza di un alto livello di glucosio nel sangue. E’ vero che esiste anche la forma insipida che non prevede gli zuccheri in eccesso ma in tutto il mondo il termine diabete è sinonimo di iperglicemia, anche se dovrebbe essere aggiunto l’aggettivo mellito,  per il riscontro di urine dolci fatto degli antichi  greci. In realtà  il termine “mellito”  fu dato dagli inglesi sul finire del 1600. Furono sempre i greci però a chiamarlo “diabainein” nel primo secolo dopo Cristo, che significa attraversare, fluire come la grossa quantità di urine che era il sintomo più evidente della patologia. I cinesi lo chiamavano la “malattia della sete”, Galeno avanzò l’ipotesi del danno renale nel secondo secolo d.C. ed Avicenna intorno all’anno 1000 divise la malattia in due tronconi:  il diabete di tipo 1 e di tipo 2, divisione valida ancora oggi.  Bisogna aspettare il 1889 per capire che a provocare la malattia fosse un danno pancratico e lo scoprirono due scienziati tedeschi che asportarono tale organo ad un cane, il quale prima di morire presentò gli stessi sintomi descritti per il diabete mellito. Nel 1921 si comprese che la malattia era di tipo endocrino e dovuta alla mancanza di produzione di insulina. tanto è vero che due anni dopo si usava l’insulina estratta da un cane sano per curare alcuni malati. Nel 2015 il 5% della popolazione mondiale è affetta da diabete mellito ed in Italia la percentuale si attesta sul 3% e nel 90% dei casi si tratta di diabete mellito di tipo 2. Il diabete di tipo 1 insorge al di sotto dei 20 anni, tanto è vero che veniva chiamato “diabete giovanile”.  Nel tempo i dati sono cambiati poco, basti pensare che in Europa già nel 2001 la Germania era la prima con 1.125.000 ammalati, seguita dalla Francia con  490.00 e l’Inghilterra con 344.000. L’Italia  con 338.000 precedeva la Spagna con 273.000 casi. Negli Stati Uniti i malati sono attualmente venti milioni e nel 2030 in tutto il  mondo ce ne saranno 360 milioni.  Oggi il trattamento con insulina è molto diffuso e non riguarda solo il Tipo 1 ma anche il Tipo 2, e purtroppo chi pratica tale farmaco per via sottocutanea fino a quattro volte al giorno si controlla da solo il  livello del glucosio nel sangue bucandosi i polpastrelli. Questa pratica va avanti da moltissimi anni, con l’accettazione attiva del diabetico che partecipa così  alla prevenzione non solo delle complicanze acute, ma anche di quelle croniche. Questa tipologia di autogestione permette all’ammalato una grande libertà di azione ma anche quell’autonomia necessaria per migliorare la qualità della vita. Tale autosufficienza è psicologicamente molto positiva, perché permette all’individuo di non avere paura della propria condizione di salute  e di essere consapevole che da solo può combattere il diabete e controllarne la progressione. Il nostro organismo ha ridotte capacità ipoglicemizzanti e deve essere necessario ridurre al minimo le oscillazioni glicemiche come avviene oramai fin dagli anni Settanta del secolo scorso. Fino all’epoca citata si utilizzava  in maniera diffusa il controllo della glicosuria, attraverso una compressa reattiva che” leggeva” la positività del glucosio nelle urine. Tale metodo semi quantitativo ha rappresentato un grande progresso per prevenire gli scompensi acuti del diabete e dare la possibilità di un adeguamento terapeutico senza aspettare l’esame su prelievo ematico. Tornando alla auto- gestione attuale iniziata negli anni Ottanta sempre del 1900, va detto che riguarda una quota enorme di ammalati, ma riguarda anche gli sfortunati bambini che sono controllati dai genitori, in genere, ma che sopportano malvolentieri le punture sui polpastrelli per la determinazione della glicemia. Paura, fastidio e dolore sono i loro nemici soprattutto quando poi tali operazioni vengono fatte in pubblico. Da circa un mese questa brutta incombenza è annullata grazie all’impegno di un’importante casa americana  (Abbott) che ha ottenuto il via libera (marchio di commercializzazione) per introdurre nel Vecchio Continente un nuovo sistema di monitoraggio del glucosio per i bambini dai quattro anni in poi. Il sistema è stato chiamato FreeStyle Libre. Con questa tipologia di  monitoraggio la lettura del valore della glicemia avviene attraverso un sensore applicato sulla parte posteriore di un braccio,  che viene interrogato da un apparecchio esterno in modo da darci in tempo reale il dato della glicemia e del suo andamento. Il sensore è grande quanto una moneta di due euro ed in più evita le fastidiosissime punture che a lungo andare fanno diminuire il senso del tatto e può rimanere applicato fino a due settimane, prima di essere rimosso e sostituito. Tra l’altro il sensore funziona anche se coperto dalle maniche di camicie o dei vestiti, dando l’esatto valore glicemico con lo storico delle ultime otto ore e l’indicazione del trend. Ovviamente c’è la possibilità di registrare in memoria un elevato numero di misurazioni con data ed ora e che possono essere trasmesse per via elettronica o trasferite  a banche dati computerizzate. Uno strumento, quindi, che migliora il rapporto tra malato e malattia, con una comunicazione efficace e rapidissima, tale da permettere una terapia ragionata da parte del paziente che accetta meglio una malattia una volta fortemente invalidante. Oltre a migliorare la collaborazione del paziente e la sua attenzione sulla problematica che lo riguarda, c’è un effettivo miglioramento nella qualità della vita del paziente, libero da ogni incombenza e liberissimo di somministrarsi tanta insulina, esattamente per quanto ne abbia effettivamente bisogno. In questo modo ci sarà anche un miglioramento dei conti economici: tante saranno le complicanze in meno e tantissime le giornate di degenza negli ospedali risparmiate.Il risparmio, oltre che economico è anche in  termini di tante ore in sala d’attesa risparmiate, tante ore lavorative che si possono recuperare.     Questa rivoluzionaria scoperta calza a pennello per l’Europa, perché nel proprio seno vivono 140.000 bambini diabetici e con l’aumentare del benessere ci saranno sempre più ammalati. Il dato odierno parla di 21.600 nuovi casi all’anno sempre tra i bambini.        In Italia i cittadini ammalati sono all’incirca un milione  (5% della popolazione) e, se non si corre ai ripari, si arriverà alla cifra di cinque milioni. Rispetto a tantissimi aspetti positivi esiste anche l’unico negativo: il sensore con il lettore deve essere ancora acquistato da chi è portatore di diabete, perché non esiste ancora la possibilità del rimborso da parte del nostro Sistema Sanitario Nazionale.
Gianpaolo Palumbo
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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