“UNA VITA, PIU’ VITE”, DENTRO LE ISTITUZIONI DELLO STATO

 

 

In un epoca di tagli e accorpamenti di Uffici e funzioni la presentazione del  libro scritto da Stefano Sorvino, dal titolo “Una vita, più vite:ricordando il Prefetto Guido Sorvino” (edizioni Il Terebinto), avvenuta nel Salone della Prefettura di Avellino, lunedì 20 Febbraio, si è rivelata una valida occasione per rimarcare la centralità e l’importanza delle Prefetture e dei funzionari che ne rappresentano l’Istituzione nei territori italiani. Da nord a sud, isole comprese, la Prefettura è sinonimo di presidio di legalità e di coordinamento, oltre ad essere “il distaccamento” territoriale del Governo centrale. La celebrazione della figura di Guido Sorvino, Prefetto, si è rivelata una lezione sulle capacità organizzative, sulla conoscenza delle norme e delle funzioni da assolvere all’interno del Palazzo. Vista in quest’ottica l’idea di accorpare le Prefetture si rivela, di fatto, disastrosa. L’esempio calzante, offerto sempre dalle pagine del libro, è rappresentato dalla gestione dell’emergenza del terremoto e dal coordinamento delle funzioni  e dei soccorsi che passa necessariamente attraverso la sala operativa allestita proprio nella sede prefettizia. Da quell’esperienza, che risale al 1980, sono scaturite le fasi di organizzazione dei soccorsi con l’Istituzione della Protezione Civile: una potente macchina di coordinamento, oggi resa sempre più efficiente e funzionale grazie all’ausilio delle tecnologie. Nella lunga carrellata degli interventi, tutti autorevoli, in particolare del Senatore Nicola Mancino e dell’onorevole Giampiero Bocci, c’è stato spazio per ricordare anche altri funzionari, come i Prefetti  Camillo Caruso e Renato Stranges, entrambi hanno lavorato ad Avellino lasciando un eccellente ricordo in quanti li hanno frequentati e conosciuti. Hanno preso parte alla presentazione, intervenendo dopo l’autore ed il professor Francesco Barra, il Prefetto Luciana Lamorgese, il Prefetto Carlo De Stefano, il dottor Raffaele Cannizzaro, attuale Prefetto di Perugia, il dottor Claudio Meoli già Prefetto di Avellino; i lavori sono stati moderati dal giornalista de Il Mattino Generoso Picone. In sala erano presenti numerose autorità civili e militari, presente anche la dottoressa Tizzano, attuale Prefetto di Imperia, e per lungo tempo in servizio ad Avellino. Negli interventi è stato ampiamente sottolineato che la Prefettura di Avellino, grazie alla presenza di validi funzionari, è stata palestra e fucina per numerosi giovani funzionari che, successivamente, si sono affermati in altre sedi prefettizie, ricoprendo sempre incarichi di prestigio. La presentazione del libro scritto dall’avvocato Stefano Sorvino, attualmente alla guida dell’Autorità di Bacino, ha riscosso notevole successo. L’autore è riuscito nell’intento di raccontare con dedizione filiale la figura paterna, come ha ricordato il presidente emerito del Senato, Nicola Mancino, ma l’autore ha anche riscosso una serie infinita di apprezzamenti per aver saputo, da fanciullo, “respirare” l’aria del Palazzo di Governo, seguendo le orme del padre e dei funzionari. E’ da quel cammino di formazione che nasce e matura l’Uomo attento e studioso, desideroso di lavorare per lo Stato e che muove i primi passi tra i banchi del Consiglio Comunale di Avellino, per sedersi successivamente sulla poltrona della presidenza dell’Azienda Alto Calore, con una brillante attività forense che attualmente lo ha portato ad essere uno dei maggiori esperti nel settore delle risorse idriche e ambientali.
La conclusione dei lavori è stata affidata all’onorevole Giampiero Bocci, Sottosegretario al Ministero dell’Interno. Probabilmente l’onorevole Bocci è giunto  stanco al termine dei lavori, egli stesso li ha giudicati lunghi, a causa dei tanti interventi programmati. Il Sottosegretario nel tentativo, a nostro avviso mal riuscito, di promuovere la figura e il valore dei Prefetti ha testualmente dichiarato: “ Non si diventa Prefetti perché si vince un  concorso ma perché si fa un lungo percorso durante il quale ci si forma”, e fin qui ci siamo. Poi ha proseguito: “Il Prefetto non può parlare a caso, deve misurare le parole, i toni. Non può agire a caso, ma deve saper misurare anche i gesti…”. Vorremmo dire al Sottosegretario Bocci che ogni professionista, ogni cittadino, deve “saper misurare parole e gesti”: sono esentati dalla “buona pratica” solo i delinquenti, gli attori ed alcuni politici. Abbiamo dato forse troppo peso alle parole del Sottosegretario? La verità è che in questa provincia, fino a qualche decennio fa, eravamo tutti abituati a respirare un’aria migliore, meno inquinata da polveri sottili, e da un’innumerevole quantità di improvvisatori, in ogni luogo, in ogni dove. Sarà anche questo, evidentemente, il segreto del successo professionale di Stefano Sorvino, una persona autentica, che parla e scrive dopo aver letto e  studiato molto e, soprattutto, dopo aver seguito il buon esempio ricevuto in famiglia.
Mario Barbarisi

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