L’allergia al denaro, dalla diagnosi alla terapia

 

 

La dermatite da contatto allergica, o DAC, è una reazione infiammatoria della pelle che segue al contatto, anche con piccole quantità, di sostanze chimiche. Come già detto in altri articoli di questo giornale, qualsiasi sostanza può causare la comparsa di questa malattia allergica. I detersivi, il cemento e le resine sono le cause più frequenti di DAC. Alcune volte questa malattia può avere un’origine professionale. È il caso dell’allergia al cemento dei muratori o ai coloranti per capelli per i parrucchieri.
In queste prime serate calde viene voglia d’uscire, e dove si può andare con un bambino, se non alle giostre?
Mentre aspetto la fine del terzo giro, ricordando quando con 500 lire si facevano gli stessi giri di giostra che oggi richiedono 2 euro, grazie al Professor Prodi, si avvicina il proprietario della giostra per chiedere un consiglio.
“Scusate dottore, so che siete un medico, mi potreste consigliare una pomata per far passare un prurito alle cosce che mi prende solo il pomeriggio, tutti i giorni, dalla primavera all’autunno?”
Prima di poter prescrivere una cura è indispensabile formulare una diagnosi, che si raggiunge tramite l’anamnesi (cioè l’attenta e lunga raccolta delle vicende che hanno caratterizzato la comparsa di una malattia), la visita e, in dermatologia, i test allergici.
Fare queste cose in un parco pubblico non è facile, ma è sempre brutto negare un consiglio a chi chiede aiuto.
Seduti, attendendo la fine di un nuovo giro di giostra, mi racconta che tutti i pomeriggi, specie nei giorni più caldi, avverte un forte prurito alle superfici laterali delle cosce, in due aree quasi quadrate della cute che la sera, spogliandosi, nota che sono infiammate e ricoperte da vescicole.
Il prurito, le vescicole e la pelle rossa sono i sintomi fondamentali delle dermatiti allergiche. Ma cosa poteva venire a contatto della pelle in due aree ben limitate delle cosce?
Intanto, finito il giro, mio figlio mi fa segno che si diverte molto, e con gli occhi dice: “per favore, posso fare un altro giro”?
Tiro fuori 2 euro e li consegno al proprietario della giostra.
È solo un istante. Allunga la mano e infila la moneta, non nel portafoglio, ma direttamente in tasca.
Era quella l’informazione che mancava.
Lo guardo mentre continua il giro di lavoro per raccogliere i soldi degli altri genitori e vedo che il gesto è sempre lo stesso, ritira il denaro e lo infila nelle tasche anteriori dei pantaloni.
Quando gli dico che è allergico ai soldi quasi non mi crede.
Il giorno dopo, ci si rivede in ambulatorio per eseguire il test allergico per le DAC, il patch-test.
Vista la sua incredulità aggiungo una moneta di 2 euro alle normali sostanze che servono a praticare l’esame. Dopo 48 ore, tolti gli appositi cerotti, troviamo un’evidente area infiammata e ricoperta di vescicole, sia in corrispondenza della moneta, sia del “solfato di nichel”.
Il giorno dopo controlliamo nuovamente il risultato. Infatti, come tutti i dermatologi sanno (tranne alcune eccezioni, ma si sa che “a lavar la testa ai ciucci ci si perde l’acqua e il sapone”), il patch test va letto anche a 72 ore, per diagnosticare le reazioni ritardate.
Vista la reazione provocata dal contatto con la moneta, il paziente non ha avuto più dubbi, è allergico al denaro.
Il nichel, contenuto nelle monete tenute per molte ore in tasca, riusciva ad attraversarne la sottile stoffa e, raggiunta la cute, determinava la comparsa della dermatite. Mentre un fugace contatto con altre parti del corpo non durava abbastanza per indurre la comparsa della malattia.
Dopo anamnesi, visita e test allergico scegliere la cura è stato semplice: adoperare un portamonete. Dopo sette giorni il nostro paziente, senza l’impiego di costosi farmaci, è guarito dalla dermatite, ma non dall’allergia al nichel.
Questo metallo è contenuto, oltre che nelle monete, anche in molte sostanze d’uso comune e in molti accessori degli indumenti. Orologi, orecchini, chiusure lampo e bottoni metallici dei pantaloni ne contengono alte quantità. Molti alimenti, i cibi in scatola e quelli cotti nelle pentole d’acciaio sono ricchi di nichel.  Le persone geneticamente predisposte a quest’allergia, dopo aver ingerito il nichel, possono sviluppare sia una sindrome orale, sia una sindrome allergica sistemica.
Per tale complessità d’effetti è stato elaborato un vaccino per combattere l’allergia al nichel. Si tratta di compresse da ingoiare tre volte la settimana, per un periodo massimo di tre anni. Dopo averne prescritti tanti posso dire, in base alla mia esperienza, che non provoca effetti collaterali.

Per saperne di più:
Ribuffo, Manuale di dermatologia. Testo già adottato per il terzo anno di Medicina e Chirurgia.
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com

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