1° MAGGIO, FESTA DEL LAVORO… CHE NON C’È!

di Mario Barbarisi

Una ricorrenza, quella del primo maggio, festa del lavoro, resa triste dall’increscioso aumento delle “morti bianche”, nell’anno in corso ben 189 le vittime, che in soli tre mesi, hanno subìto incidenti mortali mentre svolgevano le proprie attività. Un triste primato che ha visto nei giorni scorsi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenire in maniera decisa con la dichiarazione resa alla stampa:”la sicurezza sui luoghi di lavoro è un diritto”. Il primo maggio, quindi, diviene un’occasione per ribadire la necessità di maggiori controlli e misure più stringenti per garantire il rispetto delle norme già esistenti. È evidente che sul piano teorico, in Italia, siamo in presenza di leggi all’avanguardia ma, evidentemente, osservando i dati pubblicati, nella pratica le cose sono diverse: le norme vengono, talvolta, eluse con le drammatiche conseguenze spesso mortali o di infortuni.

Quella della disoccupazione è una piaga nella piaga, una comunità colpita negli ultimi due anni da drammatiche emergenze, prima la pandemia da Covid-19 e di recente la guerra in Ucraina.

Il tasso di disoccupazione, per l’anno in corso è sceso, seppur di poco, attestandosi all’8,8%, (-0,2 punti), al 25,3% tra i giovani (-1,3 punti, rispetto alle rilevazioni precedenti). La crescita del numero di non occupati, di età compresa tra i 15 e i 64 anni (+0,6%, pari a +74mila unità) è dovuta all’aumento registrato tra le donne e chi ha una età inferiore a 50 anni. Nell’insieme, considerando i problemi legati alla mancanza di Sicurezza e al tasso di disoccupazione, che resta tra i più elevati in Europa, la ricorrenza del primo Maggio diventa una occasione, per politici e dirigenti, per riflettere su quanto è necessario fare per garantire i diritti costituzionali dei lavoratori e dei cittadini.

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