ANNIVERSARIO- “UNAM SANCTAM”, LA BOLLA DI PAPA BONIFACIO VIII

Il 18 novembre ricorre l’Anniversario della “Unam Sanctam”,Un documento profetico, che l’anno prossimo compirà 720 anni, scritto dal Pontefice che nel 1300 apri’ la Chiesa al mondo con il primo Giubileo.

A cura di Giuseppe Adernò

Il prossimo anno celebreremo i 720 anni della famosa Bolla “Unam Sanctam promulgata da papa Bonifacio VIII il 18 novembre del 1302 

E’ stata considerata e definita dagli studiosi di Storia della Chiesa un “documento profetico”.

Nella Bolla si legge appunto: ” “I Vangeli ci insegnano che ci sono due spade: la spirituale e la temporale. La spirituale deve adoperarsi per mano del sacerdote; la temporale, invece, per mano dei re e dei guerrieri, ma al cenno e col consenso del sacerdote. E’ necessario, infatti, che una spada sia sotto l’altra spada e che l’autorità temporale sia sottomessa all’autorità spirituale (…). Pertanto, se il potere terreno sbaglia, sarà giudicato dal potere spirituale; se, però sbaglia l’autorità suprema (il pontefice), non da uomo essa potrà essere giudicata, ma solo da Dio, come attesta l’Apostolo:’L’uomo spirituale giudica tutti, ma egli da nessuno è giudicato. ‘ Pertanto dichiariamo e affermiamo essere assolutamente necessario alla salvezza che ogni umana creatura sia sottomessa al Romano Pontefice.”

Da queste parole sono chiare sette tesi che nel tempo hanno caratterizzato futuri, diffusi errori:

  1. Si  afferma che esiste una sola Chiesa al di fuori della quale non c’è salvezza”.
  2. Si condanna l’assolutizzazione del potere dello Stato che si manifesterà nei secoli successivi, prima con l’assolutismo monarchico e poi con lo statalismo totalitario, che oggi nella problematica dei vaccini sembra riaffiorare, creando tanti disagi e contrapposizioni. 
  3. Si afferma  che Cristo è il capo della Chiesa, Corpo mistico  ed opera per mezzo del suo Vicario  “dolce Cristo in terra”, come diceva Santa Caterina da Siena.
  4. Si afferma la dottrina delle due spade: quella spirituale usata dalla Chiesa e quella temporale concessa al Regno e si condanna il futuro laicismo moderno, ovvero la separazione tra potere religioso e potere politico, che inizierà ad affacciarsi con il non lontano “machiavellismo” ed oggi con il diffuso allontanamento dalla pratica religiosa e il relativismo etico all’insegna del libero arbitrio e del soggettivismo imperante.
  5. Si definisce che il potere temporale è subordinato a quello spirituale e si condanna la relativizzazione dell’autorità del Romano Pontefice che si manifesterà nei secoli successivi con il rifiuto dell’autorità suprema del Papa. 
  6. Si precisa che il riconoscimento dell’autorità suprema del Papa non significa convincersi che il Papa non possa mai sbagliare, bensì che non può essere sottoposto al giudizio di alcuna autorità terrena. “nemime iudicatur”.
  7. Si condanna la relativizzazione della Chiesa Cattolica e si ribadisce la sua necessità per la Salvezza. Errore, questo, diffusissimo nella Chiesa di oggi.

    Oggi appare venir meno il senso del sacro, del divino, del mistero e ci si accontenta di surrogati e di materialità che si consumano come polvere.

    L’aver demolito l’immagine suprema dell’auctoritas del Papa, Magister e la valenza guida del Magistero, ha indebolito le radici della verità e la forza della Parola che salva.

    Benedetto Caetani di Anagni, che successe a Celestino V, papa del gran rifiuto,  con il nome di Bonifacio VII, un anno prima di morire (1303 )  con questa bolla sottolinea inoltre l’unicità della Chiesa attraverso  il riferimento biblico alla costruzione dell’arca di Noè di cui proprio il 18 novembre si fa memoria tra i Santi. “Al tempo del diluvio invero una sola fu l’arca di Noè, raffigurante l’unica Chiesa; era stata costruita da un solo braccio, aveva un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi, come ci dice la Scrittura, leggiamo che fuori di essa ogni cosa sulla terra era distrutta.». 

    La visione del solo timoniere e del solo comandante oggi nell’ecclesia comunità sinodale risuona forse anacronistica, ma la storia, magistra vitae, insegna. La nave di Pietro ha sempre bisogno del nocchiero, “Pastor et nauta”.

    Le celebrazioni dei 700 anni della morte di Dante Alighieri hanno fatto luce anche sugli eventi del tempo e per il prossimo anno sarebbe auspicabile una rilettura critica dell’opera del “magnanimus pontifex”, il Papa delle due spade e dell’unicità della Chiesa, che auspica “ut unum sint”.

Giuseppe Adernò 

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