PANDEMIA – LA CORTE DEI CONTI “BOCCIA” LE REGIONI

SPRECOPOLI–Rubrica a cura di Alfonso Santoli.

La Corte dei Conti boccia le Regioni per la gestione della pandemia.

Nella memoria del bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2021 e il bilancio pluriennale 2020-2023, trasmesso al parlamento la Corte dei Conti ha sollevato dubbi sulle azioni adottate dal Governo e le Regioni per la gestione della pandemia di coronavirus,evidenziando,tra l’altro che solo la metà delle Regioni ha presentato i piani per consolidare l’assistenza sul territorio. Nella relazione si legge:” Nella valutazione del fabbisogno sanitario va considerato che lo stato di attuazione delle misure avviate nei mesi scorsi è ancora parziale.  A fine ottobre solo 13 Regioni avevano presentato un piano per la revisione dell’assistenza territoriale, prevista dall’articolo 1 del Decreto legge 34/2020(e a cui sono riferibili circa 734 milioni di euro).  Il. Ministero della Salute aveva predisposto una griglia di valutazione inviata alle singole Regioni per il monitoraggio dei piani, affidando il compito ad un gruppo di lavoro appositamente istituito presso “Agenas”, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari. I giudici contabili rimproverano aspramente il Governo e le Regioni sul modo in cui è stata gestita la pandemia, a livello di medicina sul territorio, in alcuni casi è noto che gli ospedali sono stati lasciati soli a combattere il virus. Dovevano essere assunti gli “infermieri di famiglia”, ma poco o quasi  niente è stato fatto. La Corte dei Conti sottolinea, inoltre:

”La stessa attivazione delle Unità speciali di continuità assistenziale, che bene avrebbero potuto rappresentare uno strumento di assistenza sul territorio, in grado di alleviare la pressione sugli ospedali, ha avuto un andamento inferiore alle attese e con forti differenze territoriali. Ha inciso la volontarietà dell’adesione da parte dei Medici di medicina generale e dei pediatri e le difficoltà di disporre di adeguate e sufficienti attrezzature sanitarie. Nonostante in alcune regioni –continuano i Magistrati – le realizzazioni siano state forti,la media a livello nazionale era inferiore al 50%. Anche l’attuazione delle misure che avrebbero dovuto portare “all’infermiere di famiglia” sconta un qualche ritardo:sempre a inizio novembre,non è stata sottoposta all’esame della Conferenza Stato-Regioni la bozza d’intesa con le regioni che avrebbe dovuto portare all’attuazione della citata disposizione normativa”. In merito ai piani regionali i Giudici nella relazione scrivono: ”Limitata era anche l’attuazione dei piani regionali per il recupero delle liste di attesa(d.l.104/2020).Erano solo 13 le Regioni che hanno provveduto ad inviare il documento. Mancano, inoltre, all’appello i piani di Basilicata,Calabria,Emilia Romagna,Lombardia,Provincia Autonoma di Bolzano,Piemonte,Puglia e Sardegna.

I Magistrati contabili hanno,inoltre, evidenziato i risultati ottenuti con il reclutamento del personale  sanitario che “ a fine ottobre ha fatto registrare 36.300 nuovi addetti attivati in relazione all’emergenza sanitaria,7.650 medici,(di cui 2.950 specializzati o medici non specializzati),16.500 infermieri e 12.115 altri operatori sanitari importanti. Un incremento che potrà essere meglio valutato quando saranno disponibili nel dettaglio i dati sul numero di operatori che nello stesso periodo hanno lasciato il lavoro per raggiunti limiti d’età o per possibilità che deriva da “quota 100”. La disponibilità di operatori soprattutto in alcune specializzazioni rimane uno degli aspetti più delicati della fase attuale”. Dall’ampia ed esauriente relazione della Corte dei Conti si riscontrano che le inadeguatezze superano abbondantemente gli aspetti positivi.

Alfonso Santoli

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