L’INCENERITORE È DI DESTRA O DI SINISTRA

-DALLA PARTE DEL GIORNALISMO DI APPROFONDIMENTO –

A cura di LUISELLA MEOZZI

L’inceneritore è di destra o di sinistra? (Dell’aristocrazia o del popolo)?
Interessanti note a margine del convegno fiorentino di Greenaccord per ricordare Alex Langer e la sua lungimiranza ecosistemica.
Quando si conclude un convegno, un forum, quello che resta sono solitamente una manciata di articoli in cui sostanzialmente si elencano relatori e interventi in pochissime battute. Alla fine dei nomi, dei titoli, dei partecipanti e di altre informazioni di base, se ne sono andati due terzi dello spazio per scrivere. Quindi, “scriviamo di cosa?” si chiedono i giornalisti che partecipano, venerdì 17 luglio 2020, alla giornata di studio che inneggia al “buen vivir” dei popoli amazzonici in armonia con il cosmo, quello che più o meno dovrebbe riassumere il pensiero e l’operato di Alexander Langer.Se lo chiedono i giornalisti e soprattutto lo chiedono tutti gli altri, coloro che dall’esterno aspettano questo risveglio etico e deontologico della stampa. E, che sia ben chiaro, i “giornalisti” non sono la “stampa”.
Bene, durante la giornata dedicata al ricordo di un pensiero ecologico che promuove il senso della lentezza e della profondità associata alla levità – pensandoci bene, deve essere successo su un altro pianeta -, dopo una miriade di interventi filosofici e concettuali, ecco piombare sul convegno loro, gli scheletri nell’armadio di una società ipocrita: inceneritori termovalorizzatori. Innanzitutto, come è d’uso, correre immediatamente a differenziare (è il caso di dirlo) gli uni dagli altri: sono impianti che si limitano a bruciare i rifiuti, ovvero li inceneriscono diminuendone il volume, i primi. Sono invece, i secondi, impianti che pur bruciando i rifiuti recuperano il calore da cui si produce energia elettrica, riscaldamento, acqua calda. Oggi, la meta è l’eliminazione degli inceneritori a favore dei termovalorizzatori cosiddetti moderni, tecnologicamente ineccepibili e quindi finalmente non pericolosi per la salute perché costantemente monitorati nelle emissioni. 
Ora, se tutto questo è vero, se tutto questo fosse vero, si sarebbe finalmente risolto un problema e i relatori intervenuti a sintetizzare il pensiero di Langer si troverebbero tutti pienamente d’accordo nell’annunciarlo. Invece non è assolutamente così.
In un convegno dove, nella pienezza dei contenuti spirituali, si parla comunque di ambiente, non deve sembrare strano che improvvisamente si viri rapidi verso la concretezza del ciclo dei rifiuti, perché quasi nessuno ha voglia di ignorare che questa sia una spina nel fianco – piuttosto una coltellata. Ed è proprio a questo punto che i convegnisti si dividono su dati e tesi divergenti, svegliando non solo i giornalisti ma anche tutta la società civile: il futuro si gioca proprio qui. 
Tra i relatori e compagni di viaggio di Alex Langer ci sono il suo ex assistente parlamentare Uwe Staffler e l’editore Giannozzo Pucci ma c’è anche Pinuccia Montanari, che tra i tanti ruoli rivestiti nei lunghi anni di impegno professionale sull’ambiente, è stata per due anni assessora alla sostenibilità ambientale del comune di Roma. Dimissionaria. Per Montanari: “la relazione di casualità per cui anche una sola molecola di policlorodibenzodiossine o di policlorodibenzofurani, che comunemente sono le diossine emesse dalla combustione dei rifiuti, favorisce l’insorgenza di patologie gravissime”, è sufficiente per capire che questa non può essere la soluzione. Lei aveva puntato sulla diminuzione dei rifiuti, sulla crescita della differenziata e sulla creazione di impianti per lavorare, riciclandoli, i cosiddetti materiali post consumo. La Montanari e Andrea Masullo – l’ingegnere consulente del ministero dell’Ambiente, membro del CdA di Azienda municipale ambiente di Roma nel periodo Montanari, che è anche direttore scientifico di Greenaccord – dopo questa esperienza, escono a giugno 2020 con l’ebook Economia circolare nella gestione dei materiali post-consumo. Il caso rifiuti di Roma.
Il libro con Masullo è un modo per fare conoscere a tutti “il piano industriale che lui aveva elaborato per Roma: declina una idea di economia circolare che non è ideologica ma concreta. Ed è basata sul recupero di materia, che non va sprecata bruciandola. E poi il riciclo ecoefficiente, quello che in Germania porta a fatturati miliardari”. Per realizzare il piano industriale di Masullo sarebbero necessari 13 impianti nel territorio romano e quando tutto il progetto è naufragato c’era già in piedi un piano di avanzamento progettuale con Enea, e altre aziende aderenti, per la realizzazione. 
In tutto questo, però, Uwe Staffler non ci sta. Si infastidisce non poco a sentire parlare di termovalorizzatori con tanta leggerezza: “Non riesco a vedere, oggi, un futuro serio senza alcuni termovalorizzatori da realizzare nel nostro paese. Vedremo, tra 20 o 30 anni, se saremo così bravi da gestire diversamente i rifiuti ma oggi non si può ancora scegliere diversamente”. C’è chi comincia ad agitarsi e a chiedersi cosa ne avrebbe pensato Langer, come se fosse facile. “Su tantissimi temi non so cosa avrebbe detto Alex, mi piacerebbe tantissimo potere raccontare che in privato mi ha rivelato qualcosa su ogni tema ma non è vero – ammette Staffler. Che promuove strenuamente il modello termovalorizzatore di Bolzano, designandolo tecnologicamente avanzato, in continuo miglioramento per sostituzione filtri a sempre maggiore efficienza e splendidamente monitorato: “Sul sito di ecocenter vengono riportati i valori di una decina di inquinanti che vengono rilevati ora per ora. Due volte all’anno vengono incaricati due istituti diversi, uno italiano e uno straniero, di emettere un report sulle ricadute nelle zone circostanti e il risultato è incredibile: l’aria che entra è sempre più sporca di quella che esce dal filtro”. Passando poi a elencare le ricadute economiche positive portate dal teleriscaldamento, che evita di bruciare combustibili fossili al solo fine di riscaldare gli edifici.
Giannozzo Pucci ribalta però la questione, nuovamente: “Se vogliamo eliminare dai nostri rifiuti tutto quello che non va, dobbiamo darci una mossa, dobbiamo creare una situazione che sia di bisogno immediato, solo così parte la capacità di fare rinascere questo paese sulle idee estreme”- Pucci cita poi Gandhi per definire i logici compromessi che verranno come “un passo nella giusta direzione” solo se l’obiettivo è estremo e concreto. “L’aria, l’acqua, sono di destra o di sinistra?” chiede l’editore fiorentino. E continua: “L’aria, l’acqua, la terra, il cibo, non possono creare divergenze di pensiero politico. Il progetto da mettere in piedi è totalizzante, la terra deve essere sana per tutti”. Secondo Pucci, non è più il tempo di inseguire i disastri del sistema, ecologisti inerti schedati come ‘quelli contro’. E’ il tempo di diventare ‘quelli per’: “Superiamo la teoria dello scontro destra e sinistra, ora lo scontro si è spostato all’interno di ogni componente, e quella verde deve prevalere come forma di accordo su un progetto fatto di cose specifiche”.
Alla conclusione dell’intellettuale fiorentino, uscito dai Verdi proprio nel momento in cui la lista verde diventava un partito, arriva secca dal pubblico la replica di un suo concittadino: “Per fortuna, oggi con noi c’è Uwe Staffler, se no saremmo tutti in ostaggio di Giannozzo Pucci”. Al quale viene contestata la sua appartenenza all’aristocrazia cittadina come la celebrazione dell’ossimoro appena enunciato sulla concretezza estrema: “La concretezza è moderata e compromessa” ma da nobile quale è, Giannozzo Pucci sembra non poterlo capire. Così come sembra non capire il valore ambientale di “un termovalorizzatore come quello di Bolzano, che in città eviterebbe che partissero ogni giorno, dalla discarica di Case Passerini, 4 chilometri di camion che conducono i nostri rifiuti in mezza Italia, inquinando davvero tanto di più”. Ecco, perché poi si aprirebbe un discorso ben più difficile proprio sulle discariche, in Italia, che per l’Unione Europea dovrebbero già essere eliminate.
Sostanzialmente, adesso, si tratta di farsi un’idea, ognuno con i propri mezzi: il giornalista dovrebbe approfondire e i cittadini, allibiti, cercare informazioni per capirci qualche cosa di più. Il giornalista dovrebbe trovare qualcuno che lo incarica, lo sostiene, e dovrebbe scovare quelle notizie che possono davvero essere faro per una nuova cultura (quelle che non racconta quasi nessuno) e, come dice Pinuccia Montanari “scavare in profondità sui temi ambientali, in modo rigoroso e scientifico, per scovare le risorse per il territorio e tirare fuori il meglio che c’è in questo paese”. Si può fare, solo se la società civile lo chiede a gran voce. Solo se tutti, proprio tutti, sentono il bisogno di puntare a una informazione di qualità, che arriva con i tempi di ricerca giusti. Se tutti hanno voglia di essere informati sui temi che condizionano – nel bene e nel male – la qualità della vita presente e futura, senza distrarsi con la notiziabilità veloce del niente. 
Ci sarebbe un ulteriore passaggio, che suggerisce sempre Pucci: “Bisogna che la gente impari a essere sovrana: deve organizzarsi come gruppi, come persone e come comitati, coordinarsi”. Deve imparare a chiedere, questa rete di comitati, quello che vuole sapere. Imparare a chiedere e a fare una bella “rivoluzione omeopatica, non violenta; una cura con miliardi di agopunture che curino la società nel suo insieme, il sistema nella sua totalità”. Questo lo dice Pucci, nobile intellettuale. Il cittadino medio, che ancora – sempre allibito – aspetta ulteriori informazioni su termovalorizzatori ed economia circolare, dopo questo processo di affrancamento dalla notiziabilità inutile, pondera: e se i cittadini producessero meno rifiuti, sempre meno, se l’inutile sparisse. Abbiamo davvero bisogno di produrre questi rifiuti? E’ possibile vivere bene, producendone meno?

A un certo punto, sparisce dall’orizzonte il focus assegnato, quello di partenza. E sicuramente si dissipa, se mai c’è stato, anche l’inganno ossimorico.

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