TOTÒ RIINA, NON ERA LUI IL CAPO DEI CAPI DI COSA NOSTRA. Editoriale di Mario Barbarisi

IMG_1910 IMG_1913MORTO TOTÒ RIINA,DETTO O’CURTO.

MAFIOSO E CAPO, MA NON ERA, NON POTEVA ESSERE LUI LA MENTE DELLA STRATEGIA DI COSA NOSTRA.  di Mario Barbarisi

RIINA è morto il giorno del suo 87esimo compleanno nel carcere di Parma dove era detenuto in regime di 41bis, doveva scontare numerosi ergastoli; era ritenuto il capo di Cosa Nostra ed il mandante delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, dove persero la vita i giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli uomini delle rispettive scorte. Era il 1992, tra maggio e luglio, si consumarono due attentati di inaudita violenza. In entrambi i casi venne usato dell’esplosivo. Anche al più sprovveduto risulta fin troppo evidente che la mano delle stragi è stata orchestrata da menti non comuni, a cominciare dalla pianificazione delle azioni: nell’attentato di maggio al giudice Falcone c’è chi aveva informato della partenza da Roma, una partenza improvvisa, anticipata di un giorno e con un volo privato. E poi la tecnica per le stragi. Sono stato a Capaci, poco dopo l’attentato, le immagini televisive e fotografiche non rendono appieno l’idea di che attentato si sia trattato. Solo mani molto esperte sono in grado di maneggiare l’esplosivo nel modo in cui è stato utilizzato, e questo vale sia per Capaci che per via D’Amelio. È difficile che sia stata una mano italiana ad armare il tratto di autostrada che sovrasta il viadotto. La scena, dopo l’attentato, richiamava Beirut, la capitale del Libano, dove gli attentati con esplosivo erano molto frequenti. Vi invito a guardare con attenzione le foto di RIINA e ad ascoltare alcuni suoi interventi durante il processo: il Boss, era sicuramente un malavitoso, ma non era la mente, non era il vertice della Mafia, poteva tuttalpiù essere un mediatore, ma non il mandante e nemmeno l’esecutore delle stragi. Non ne aveva le qualità, oserei dire addirittura:le capacità  e le caratteristiche. Se solo fosse stato possibile avvicinarlo per un intervista lo avremmo capito da subito e tutti. Questa considerazione non intende assolutamente sminuire il valore di quanto hanno fatto le Forze dell’Ordine, Polizia e Carabinieri, ma solo ed unicamente ristabilire, per quanto possibile, ruoli e funzioni. Dire che con RIINA è morto il capo dei capi equivale a sostenere una tesi errata ma comoda per la Mafia, e cioè che la Mafia sia stata sconfitta. Ed invece la Mafia è viva, ora più che mai, si insinua nei Seggi elettorali facendo confluire i voti laddove conviene, dove circolano soldi e affari. Abbassare la guardia nella  lotta contro la criminalità, ovunque essa si annida, significa uccidere una seconda volta chi ha sacrificato la propria vita per il bene del Paese.

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