AVELLINO, ARIA INQUINATA. LE DOMENICHE ECOLOGICHE SONO INUTILI

Le centraline indicano da molto tempo che la qualità dell’aria della città di Avellino è pessima. Lo attestano i continui sforamenti dei parametri consentiti dalla legge. L’aumento delle patologie respiratorie costituiscono una conseguenza dell’inquinamento che non colpisce solo il capoluogo irpino. È recente, infatti,la disposizione sindacale del Comune di Torino che addirittura vieta ai cittadini di aprire le finestre e consiglia di uscire solo se strettamente necessario. Sembra una scena tratta da un film di fantascienza ed invece è realtà! Sorprende che una piccola città come Avellino, scarsamente industrializzata presenti problematiche del tutto simili a quelle dei grandi centri del Nord. In effetti, come denunciato dai Comitati Mo Basta, Salviamo La Valle del Sabato e successivamente anche dal Comitato LAUDATO SI , tra le poche industrie presenti ce ne sono alcune che,evidentemente, inquinano molto. È dimostrato dalla coltre di fumo che avvolge la periferia di Avellino, verso Pianodardine. Erroneamente si è pensato,in passato, che l’inquinamento fosse limitato e circoscritto all’area della zona industriale: invece le particelle si spostano spalmandosi sulla città di Avellino, raggiungendo perfino la provincia.

Insomma una situazione allarmante impossibile da recuperare con le sole “domeniche ecologiche ” previste di recente . C’è bisogno di ben altro per avere aria pulita ed evitare danni alla salute dei cittadini.

L’inquinamento è causa della morte di ben 9 milioni di persone all’anno (dati 2015), in pratica un decesso su sei si può ricollegare all’inquinamento atmosferico (smog, particolato nell’aria …etc.) responsabile di 6,5 milioni di morti l’anno (malattie cardiovascolari e dell’apparato respiratorio); l’inquinamento idrico sarebbe, invece, la causa di 1,8 milioni di decessi, ogni anno, (per infezioni gastrointestinali, parassiti, diarrea), l’inquinamento legato all’ambiente di lavoro (da tossine e sostanze chimiche) sarebbe la causa di 0,8 milioni di morti annui.
È quanto ha reso noto dall’autorevole rivista “The Lancet”, con dati ottenuti attraverso il risultato della Commission on Pollution and Health, un progetto biennale che ha coinvolto oltre 40 autori di vari Paesi del mondo. Dallo studio è emerso, inoltre,che la maggioranza dei decessi si colloca nel Sud del mondo, tra i fattori principali vi è l’industrializzazione non adeguatamente controllata a cui si aggiunge l’errata gestione dei rifiuti industriali e domestici.
Le forme di inquinamento associate allo sviluppo industriale quali l’inquinamento atmosferico ambientale mietono oggi più vittime che in passato: si è passati da 4,3 milioni nel 1990 a 5,5 milioni nel 2015.

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