GLI AMICI CI TRASMETTONO LE EMOZIONI

“Il contagio si diffondeva sempre più, giravano per mezzo al contagio franchi e risoluti…” così scriveva nei “Promessi Sposi” Alessandro Manzoni, parlando della diffusione della peste a Milano nel 1629-30, “importata” dall’Austria dai Lanzichenecchi. Era l’epoca della guerra contro il Ducato di Mantova e contro la trasmissione delle malattie infettive era praticamente impossibile fare qualcosa. Si aggiungeva alla mancanza della medicina, come oggi la si intende, il vero e proprio disastro legato a doppia mandata alla diffusa scarsa igiene ma soprattutto, con il senno dell’oggi, alla mancanza delle……vaccinazioni.
Contagio deriva da “contagium”, che significa essere a contatto (con – tangere= toccare) ed è il mezzo per cui una persona malata trasmette ad un’altra sana una malattia infettiva.
La trasmissione può avvenire sia direttamente che attraverso l’aria, l’acqua, gli alimenti o anche attraverso insetti o animali che trasmettono microorganismi infettivi.
Oggi viviamo un periodo particolare in cui la paura della reale pericolosità delle malattie infettive ci fa parlare in maniera superflua solo di vaccinazioni, prevenzioni, di probabili, possibili, certi, certissimi contagi.
La trasmissione può avvenire anche nel campo sociale, delle emozioni legate al trasporto tra persona e persona e, soprattutto, tra amico ed amico. Ed oggi è di grande importanza il cosiddetto “contagio sociale”, proprio perché si è visto che le emozioni sono contagiose.
L’influenza sociale si produce con meccanismi di dominio o subalternità nell’ambito del gruppo che spontaneamente si organizza con legami di amicizia. Sono processi di influenza “conformistica” della maggioranza (in senso ideologico) per non lasciare spazio – in genere – ad azioni di cambiamento che partano dal gruppo “minoritario”. Il conformismo, che può essere anche imitazione e compiacenza, fa in modo che si seguano regole dettate dalla sudditanza socio-emotiva.
Il “contagio sociale” legato a malumore o buonumore dipende dagli amici, che ci influenzano. Da loro assumiamo atteggiamenti positivi o negativi con il nostro stato d’animo che si adegua.
Quello che abbiamo detto fino ad ora potrebbe risultare qualcosa di filosofico, ma oggi è divenuta realtà e si è fatta sociologia pratica ed addirittura scientifica. Infatti, recentemente è apparsa sulla rivista inglese di scienze uno studio sul contagio sociale. Lo studio, però, si è svolto negli Stati Uniti e per diverso tempo sono stati osservati 2.194 soggetti e le loro reti di amicizie e gli “umori” ed i rapporti all’interno del gruppo.
I risultati sono stati analizzati con un modello matematico ed è venuto fuori che l’umore, positivo o negativo che sia, si diffonde nelle reti di amicizia.
Allo stesso modo si diffondono l’impotenza e la perdita di interesse.
La negatività non “spinge” come le altre, infatti la trasmissione della depressione non è evidenziata. Anzi, la depressione del tono dell’umore, associata o meno all’ansia, è “aiutata” a guarire proprio dalla spinta che deriva dal buonumore, dalla disponibilità, dalla sincerità e dal sorriso degli amici. Sono questi ultimi che in qualche modo, al di là ed al di fuori della farmacologia e della clinica, devono tentare di “alleviare” la “pesantezza” dell’anima che colpisce l’amico, aumentando la spinta alla socializzazione, alla distrazione, alla comunicazione ed alla condivisione di percorsi di vita e di recupero che può essere sociale, scolastico, e quant’altro.
Secondo il responsabile dello studio americano, il Professor Robert Eyre, il contagio sociale è importante, come pure il sostegno sociale che, insieme all’amicizia, è di aiuto nel migliorare ed a volte guarire i disturbi dell’umore negli adolescenti, a cui noi abbiamo prima accennato. Quindi, lo stato emotivo di un individuo è influenzato dall’esposizione alle emozioni dei propri contatti sociali. Partendo da questo assioma, dimostrato da Eyre e collaboratori, i cambiamenti dello stato d’animo nell’età adolescenziale sono influenzabili in maniera diretta dall’umore degli amici che si frequentano. Ecco perché la delicata depressione giovanile può essere curata anche solo “amichevolmente”, grazie agli opportuni contatti che abbiamo descritto.
Ci vuole uno stato d’animo lieto, gaio, sereno, ottimista e positivo per combattere il grigiore di certi giorni che sono “neri” fin dal risveglio mattutino. Non ci vuole un’alchimia particolare e neppure soltanto l’ingegneria del buonumore: è importante che noi lo sappiamo o lo comprendiamo per attuare le opportune eventuali “contromosse”. Non ci vogliano studi megagalattici per farcelo meglio comprendere ed apprezzare e, soprattutto, per valutare l’effettivo beneficio, di enorme valore, di un sorriso.

gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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