LAVORO INSICURO

 

 

Sicurezza sul lavoro, Sicurezza e Lavoro: che belle parole, facili da usare, da sole, singolarmente, o insieme,  ma è difficile dare loro un senso compiuto, non astratto.          Almeno una volta all’anno capita di leggere sui Media di  lavoro,  disoccupazione, di infortuni e  di morti bianche. Spesso si tratta di numeri provenienti da statistiche, da ricerche, eppure dietro ciascun numero c’è sempre una persona, una vita umana. Spesso dimentichiamo che la persona, in una società attenta, e soprattutto civile, va posta al centro, perché essa costituisce il fulcro di ogni azione quotidiana. Spesso la diffusione di numeri, divulgati a mezzo stampa, nasconde una passerella, politica o sindacale, in realtà un pizzico di protagonismo è anche tollerabile, rientra tra le attribuzioni di merito, ciò che invece non è affatto sopportabile è la mancata presa di coscienza dell’insieme dei fenomeni negativi legati al mondo del lavoro e della produzione: l’aumento della disoccupazione ha fatto crescere il lavoro nero, il lavoro sottopagato, il lavoro senza norme di sicurezza, spesso a farne le spese non è solo la parte contributiva, che il datore è tenuto a versare, ma la dotazione  tecnica per il rispetto delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. E’ il “prezzo” che si paga per poter essere competitivi sul mercato: meno si spende per la Sicurezza e per le tasse e più il datore di lavoro guadagna. In alcuni casi, il mancato rispetto delle norme di sicurezza è dovuto alla mancata conoscenza della gravità dei rischi e delle conseguenze. Per dimostrare quanto sia diffuso il fenomeno delle irregolarità,   mostriamo le immagini a partire dal nostro territorio, Avellino e provincia. Partiamo dal simbolo, da quello che dovrebbe costituire l’esempio per antonomasia dell’antinfortunistica: l’INAIL, ISTITUTO NAZIONALE INFORTUNI SUL LAVORO. Nella foto (1) si vede un operaio sulla scala mentre pulisce i vetri, senza alcuna protezione. Nell’altra foto (2) si vedono, sempre davanti alla centrale sede INAIL di Avellino,  operai che effettuano lavori tra i passanti, vicino a veicoli parcheggiati, utilizzando fiamme per saldare. Un’altra foto (3) invece mostra operai al lavoro su un’impalcatura all’interno dell’Azienda Ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, altra immagine ancora (4) un operaio che cammina sul tetto di un edificio in costruzione… l’elenco potrebbe continuare. Ora ci chiediamo: è mai possibile che tutte queste cose le vediamo solo noi, operatori della Comunicazione?
Perché oltre ai convegni, sicuramente interessanti, non si pratica un accurato monitoraggio del territorio? Spesso basta alzare semplicemente lo sguardo per scorgere operai al lavoro senza le adeguate protezioni. Perché non prevenire le tragedie ed evitare che i numeri delle morti bianche e dei tanti infortuni sul lavoro crescano di anno in anno?
L’ INAIL di Avellino è, invece, un caso a parte. La sede era già finita nel mirino giornalistico quando nel luglio del 2016 vennero scoperti dall’obiettivo fotografico tre operai che lavoravano sul tetto della sede, di Corso Europa, senza alcuna protezione. (vedi il servizio pubblicato sull’Agenzia di Stampa – SIR – http://agensir.it/italia/2016/07/27/operai-senza-casco-a-lavoro-in-un-cantiere-dellinail-di-avellino/).
Come può un Ente che ha il compito di vigilare sulla correttezza altrui, che    effettua controlli severi e multe sui cantieri, non accorgersi di avere il “malato” in casa propria?
Mario Barbarisi

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