La dermatite allergica in età pediatrica

 

 

Un altro aptene che può provocare la comparsa di dermatite allergica nei bambini è una sostanza naturale, apparentemente innocua, chiamata propoli. Si tratta di una sostanza prodotta dalle api che l’adoperano come un collante, una resina, per la costruzione dei favi. Viene adoperata nell’industria cosmetica, in molte cosiddette medicine naturali per le sue proprietà antisettiche. Si trova anche nella gomma da masticare, nei dentifrici e nei collutori per il mal di gola.
Alcuni bambini sono allergici ai profumi. In questo caso i test allergici rivelano un’allergia alle miscele di fragranze e al balsamo del Perù, una sostanza contenuta nei saponi e nei cosmetici delle madri con i quali le bambine possono accidentalmente giocare. Nei cosmetici si trovano anche altri apteni, quali il Kton CG, che viene aggiunto come conservante antimicrobico.
Il primo contatto, detto sensibilizzante, con tali sostanze è asintomatico. Ma la seconda volta che i piccoli vengono a contatto con le stesse sostanze la pelle si arrosserà e gonfierà. Comparirà un forte prurito, quindi un’intensa essudazione e compariranno vescicole e bolle.
Questi sintomi si cureranno con l’impiego di pomate al cortisone di bassa o media potenza e con gli antistaminici in gocce o compresse a seconda del peso e dell’età.
La cosa più importante, sia per la terapia che per la prevenzione, è identificare la causa della malattia. A tale scopo si adopera il test allergico da contatto, anche detto patch-test. Questo si effettua applicando gli apteni più frequentemente causa d’allergia sulla schiena del paziente, tenendoli in sede con appositi cerotti occlusivi per 48 ore. Soprattutto in questo tempo è importante la collaborazione dei genitori.
I bambini, con i cerotti sulla schiena, dovranno dormire a pancia sotto, giocare senza sudare, non fare né palestra né il bagno per evitare che i cerotti si stacchino rendendo nullo il test. Quindi i cerotti si tolgono e il risultato si verificherà il giorno successivo, alla 72° ora.
Dopo lunghe discussioni della comunità scientifica internazionale si è deciso di adoperare nei bambini degli apteni alla stessa concentrazione di quelli adoperati per gli adulti. Se si sospetta un’allergia agli indumenti può essere utile praticare il patch test con un pezzo della stoffa sospettata. In questo test viene applicato in occlusione, sempre per 48 ore, un campione di tessuto di 5×5 cm di grandezza. In caso di negatività del test, se l’anamnesi indica fortemente la possibile responsabilità del tessuto nel causare i sintomi, il test sarà ripetuto con un altro campione di tessuto bagnandolo con acqua per 10 minuti prima d’applicarlo nuovamente.
Molto importante è anche l’esame merceologico dell’etichetta del capo incriminato che può fornire utili indicazioni sulla data e il luogo di produzione, i tessuti e i coloranti impiegati, le procedure di controllo di qualità che sono state seguite.
Siccome la schiena dei bambini è piccola, applicare tutte le 33  (o 22) sostanze di un patch test può essere impossibile per mancanza di spazio. Per questo il più delle volte effettuo il test in due tempi applicando la prima settimana la metà degli apteni e, i rimanenti, una o due settimane dopo. Prima di praticare il test bisogna sospendere eventuali terapie con antistaminici e cortisonici, il cui uso potrebbe indurre a false risposte negative.
Ai genitori, oltre alla risposta del test, consegno anche consigli pratici su come evitare nuovi contatti con quelle sostanze che possono causare nuovamente fastidi cutanei ai loro piccoli.

Per saperne di più:
Kurting B. e Coll.: Allergic contact dermatitis in children: strategies of prevention and risk management. Eu J Dermatol. 2004;14:80-5.
Seidenari S. e Coll.: Contact sensitization in 1094 children undergoing patch testing over a 7-year period. Pediatr Dermatol. 2005; 22: 1-5.

raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com

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