ALESSITIMIA NELLE PAZIENTI AFFETTE DA CANCRO DELLA MAMMELLA

 

 

Il costrutto multidimensionale dell’alessitimia trova le sue origini nelle osservazioni cliniche effettuate inizialmente su popolazioni psichiatriche. Fu Sifnoes a studiare per primo, in maniera sistematica, questa particolare costellazione di caratteristiche psicologiche e a coniare, nel 1973, il termine di “alessitimia”, per indicare “un disturbo specifico nelle funzioni affettive e simboliche”, spesso presente nei pazienti che tendono alla somatizzazione del proprio vissuto. Questo termine deriva dal greco “a”, per mancanza,“lexis”, per parola e “thymos”, per emozione. Letteralmente significa mancanza di parole nel descrivere le emozioni, ad indicare una sorta di “analfabetismo emozionale”. Si manifesta nell’impossibilità di identificare i sentimenti e distinguerli dalle sensazioni corporee che si accompagnano all’attivazione emotiva, con difficoltà nel descrivere i propri sentimenti e le sensazioni soggettive ad altri. La maggior parte degli autori la identifica con uno stato reattivo alle situazioni particolarmente critiche dell’esistenza quali gravi traumi e  patologie, soprattutto tumorali. E’ quindi un fenomeno secondario a finalità adattative, di entità e durata variabili, a seconda dell’evento a cui è correlato. In letteratura, diversi studi hanno dimostrato una più alta prevalenza di alessitimia nelle pazienti con cancro della mammella, con impatto negativo sul loro benessere psicofisico e sociale, ovvero sul concetto globale di qualità della vita. Il più recente orientamento assistenziale è quello di valutare l’efficacia di un trattamento secondo un criterio qualitativo, ponendo maggiore attenzione alla qualità della vita come  parte integrante del progetto di cura. Tale aspetto risulta essenziale nella gestione della paziente affetta da tumore della mammella, generalmente più vulnerabile alla patologia e ai trattamenti antineoplastici. E’ necessario, inoltre, tenere presente che parlare di correlazione tra alessitimia e cancro della mammella comporta molto di più che la sola rilevazione dell’esistenza di un nesso causale. Solo  studi prospettici condotti in multidisciplinarietà  possono approfondire il tipo di relazione realmente esistente, ove questa si riveli presente, e distinguere tra alessitimia primaria (i tratti caratteristici sono precedenti o concomitanti alla patologia neoplastica) e alessitimia secondaria (le caratteristiche alessitimiche compaiono a seguito dell’insorgenza della patologia, in una certa fase). Nel caso specifico, pertanto, sarebbe auspicabile accertare se l’insorgenza dei tratti alessitimici preceda l’insorgenza del tumore al seno o rappresenti potenzialmente un’espressione di aggravamento dell’alessitimia stessa (tratto di stato), a seguito di eventi stressanti e traumatici legati alla malattia quali la diagnosi, l’intervento chirurgico e la chemioterapia. Per ciò che concerne il cancro al seno, vari studi hanno mostrato l’emergere, ora più netto ora più sfumato, di alcune caratteristiche di personalità ricorrenti, che hanno portato all’elaborazione di un modello di personalità definito di “Tipo C” o “Cancer-prone personality”, una tendenza comportamentale caratterizzata da un insieme specifico di atteggiamenti (accondiscendenza, conformismo, passività, scarsa assertività), tratti emozionali (tendenza a reprimere le emozioni, in particolare rabbia e aggressività) e “locus of control” esterno. L’elemento maggiormente coinvolto è il grado di controllo emozionale, che varia da una parziale inibizione fino alla  repressione dei costrutti emotivi. La continua repressione dei propri sentimenti si tradurrebbe, in queste donne, in un’iperattivazione ripetuta del sistema neurovegetativo che, a lungo termine, porterebbe alla compromissione dell’efficienza della risposta immunitaria con un concomitante declino dello status di malattia. Nel complesso, importanti intrecci tra disagio fisico e impairment  psichico stanno emergendo e continuano ad emergere dalle ricerche sulle pazienti oncologiche. Alla luce di questo, risulta sempre più evidente l’influenza reciproca tra mente e corpo, che può avere effetti sulla stessa evoluzione della patologia neoplastica, rendendo ancora più artificiosa la dicotomia mente-corpo, che ispira le procedure terapeutiche di varia natura.

Teresa Iannaccone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: