BARACK OBAMA LASCIA LA CASA BIANCA

YES, WE CAN! OBAMA ORA LASCIA TRA DELUSIONI E POLEMICHE.                       di Mario Barbarisi

 

Ricordate il giorno dell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Barack Obama? Altri tempi, anni lontani e per molti versi da dimenticare. In quel giorno, era il 20 Gennaio del 2009,non solo l’America era in festa ma il mondo intero (o quasi!), erano festanti i neri, gli afroamericani, perché vedevano finalmente un presidente che poteva comprendere meglio il passato e creare, quindi, le condizioni per riscattare le presenti e  future generazioni. Erano felici i delusi, che avevano subito le disastrose azioni di guerra dei Bush. Erano contenti coloro che avevano visto la prima potenza del globo  trascinata nel ridicolo con il caso  Clinton-Lewinsky. Erano felici coloro che avevano creduto nella possibilità di un cambiamento reale, nell’ assistenza sanitaria, nelle politiche del lavoro…tutto era contenuto nello spot elettorale: YES,WE CAN!

Ma due mandati non sono, purtroppo, bastati a Barack Obama per mantenere le promesse. Troppi contrasti interni, l’ostilità delle Camere e soprattutto delle Lobby, prigioniero di alcune multinazionali che da anni dettano le regole della politica, non solo negli USA.

L’unico fronte concesso ad Obama è stato quello di agire oltre i confini, con la politica estera. Dopo aver arginato la figuraccia in Iraq, dove si continua ancora oggi a morire, è stata finalmente liberata Cuba. Del resto non aveva proprio alcun senso né l’embargo, né altro tipo di azione del gigante contro la piccola isola di Castro.

Altra questione invece è l’apertura dell’America di Obama nei confronti dell’Iran. Certo anche l’Iran non è più quello di Khomeini ma è pur sempre un Paese che detiene un arsenale bellico molto pericoloso e non controllabile. Gli analisti internazionali che sulla stampa promuovono e plaudono quest’azione di pacificazione, evidentemente ignorano gli effetti collaterali che si sono, in parte, già scatenati: basta guardare il medio oriente, dove il conflitto Israelo-Palestinese è ripreso con inaudita violenza e saper leggere le tensioni diplomatiche tra la Turchia di Erdogan e la Russia di Vladimir Putin.

Sono lontani i tempi di Camp David e della politica americana filo israeliana. Non è escluso che se la prossima presidenza statunitense non saprà riallacciare “i giusti rapporti” si andrà a scontri molto più grandi, sia politici che militari.

Barack Obama è stato troppo imprigionato dall’ostruzionismo interno per guardare all’Europa, non tanto per l’immigrazione, ma per le cause che hanno contribuito a scatenare gli sbarchi. Il riferimento va sopratutto all’incomprensibile campagna militare condotta dalla Francia che ha deciso autonomamente di bombardare la Libia uccidendo civili ed aprendo, di fatto, le porte alle azioni del Califfato e dell’ISIS.  La barbara morte inflitta a Gheddafi, pochi mesi prima ospitato in Europa con gli omaggi riservati ai Capi di Stato, la dice lunga sulla visione che hanno alcuni Governi delle aree petrolifere. Se oggi l’Europa vive nel terrore è anche dovuto alla mancanza di un’adeguata politica dell’Unione Europea  verso il Mediterraneo.

Barack Obama, in conclusione, lascia sicuramente, a differenza di alcuni dei suoi predecessori, un ricordo di simpatia: è stato un Presidente che, impossibilitato a cambiare in meglio le cose, si è adoperato per non peggiorarle.

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