STORIA DELLE PANDEMIE

A cura di ALFONSO SANTOLI

Storia delle pandemie dal secondo millennio a.C. al Novecento.

La prima epidemia si è avuta nel secondo millennio a.C. presso la civiltà Egizia,ma ci sono fonti che la identificano presso gli Ittiti,poi in Mesopotania presso il biblici Filistei ed Egizi,ai tempi di Romolo,ad Atene nel 430 a C. Le epidemie sono ricorrenti in Europa negli anni tra il 166 e il 541, nei territori dell’Impero bizantino, in modo particolare a Costantinopoli sotto il regno dell’imperatore Giustiniano. La peste arrivò,poi, nel 1347 quando l’Italia e l’Europa stavano vivendo un periodo di depressione economica da oltre un quarantenni, causato dal fatto che l’espandersi vertiginoso delle città ,delle manifatture tessili, dei commerci internazionali e delle attività finanziare degli Istituti di credito avevano arricchito soltanto i ceti mercantili portando alla miseria quelli rurali che si videro costretti ad abbandonare le campagne e trasferirsi in massa nelle città,dove l’impiego come operai salariati non fu sufficiente per assorbire l’incredibile sovrappopolazione urbana,sicchè lo spopolamento delle campagne impediva repentinamente di reperire adeguate derrate alimentari, i cereali costituivano assolutamente la parte più importante(frumento,segale,miglio). In Europa la peste più catastrofica scoppiò nel 1347, cinquant’anni dopo che da almeno cinque secoli non si era più vista. Ma le ondate pandemiche continuarono a ripetersi con ritmi incalzanti per tutto il Trecento(1360 –1363-1371 – 1374, 1381-84, 1398-1400 un terzo della popolazione europea scomparve (oltre 30 milioni di persone). Tra il 1629 e il 1631 si ebbe in Italia l’ultima recrudescenza della pandemia del 1300 con un milione di morti nell’area settentrionale. Furono colpite,fra le altre, diverse zone dell’Italia settentrionale,raggiungendo il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e, oltre i confini, la Svizzera, con la massima diffusione nell’anno 1630; il Ducato di Milano fu uno degli Stati più gravemente colpiti.L’epidemia fu descritta dal Manzoni nei “Promessi Sposi”. A Milano con una popolazione di 250.000 persone ne morirono oltre 186.000 (il 74%), a Verona il 61%, a Padova il 59%, a Modena il 55%, a Brescia il 45%, a Venezia il 33%. La peste del 1656 colpì solo parte dell’Italia,in particolare il Regno di Napoli dove arrivò dalla Sardegna provocando circa 300.000 morti su un totale di 450.000 abitanti,anche nel resto del Regno il tasso di mortalità oscillava fra il 50 e il 60% della popolazione. Si contarono 600mila vite umane oltre alla scomparsa di interi villaggi. Un esempio visibile fu dato dal borgo di Corsaro la cui popolazione era di diverse centinaia di abitanti che fu completamente sterminata e il villaggio non venne mai ripopolato.

La storia insegna che epidemie e pandemie, malattie che spaventano e sterminano la popolazione non proviene dal proprio territorio,ma da altri luoghi lontani . Contrariamente a quanto si pensa l’inizio della Spagnola,la prima delle pandemie del XX secolo, si manifestò  negli Stati Uniti agli inizi del marzo 1917 nella base militare di addestramento di Camp Fuston (stato del Kansas) e successivamente in altre e diverse basi militari,nel carcere di San Quintino e nella fabbrica della Ford. La febbre spagnola infettò un secolo fa, tra il 1918 e il 1920, tra i 500 e i 750 milioni  di persone,compresi gli abitanti delle remote isole dell’Oceano Pacifico del mar Glaciale Artico, in tutto il mondo una popolazione di circa 2 miliardi. In Italia le vittime furono circa seicentomila. La mortalità totale le valse la definizione della più grave forma di pandemia della storia dell’umanità:ha,infatti,causato più vittime delle terribile peste nera del XIV secolo. Il primo allarme arrivò da Sassano(Vicenza) da un capitano medico dirigente del servizio sanitario del gruppo reparto d’assalto che invitò il Sindaco a chiudere le scuole per una sospetta epidemia di tifo. Ora alla storia, purtroppo, bisognerà aggiungere quanto sta accadendo di recente in Italia e in tutto il mondo.

Alfonso Santoli     

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