IL RITORNO DI NICOLA MANCINO. L’Editoriale di Mario Barbarisi

    IL RITORNO DI NICOLA MANCINO

L’Editoriale di Mario Barbarisi *

Dopo essere stato assolto, dall’accusa di falsa testimonianza, nel processo di Palermo, Nicola Mancino, Presidente emerito del Senato della Repubblica, che ha ricoperto anche la prestigiosa carica di Ministro dell’Interno, ritorna con forza sulla scena. Per ora la scena è quella mediatica, dopo aver avuto spazio su tutti i giornali e Tg, nazionali e locali, domenica scorsa era sulla Rai da Lucia Annunziata, Nicola Mancino ha deciso di incontrare nella sua città, Avellino, i Media locali. Cosa vorrà dire l’ex Presidente del Senato che non è stato già detto?
Secondo indiscrezioni Mancino potrebbe annunciare un impegno in prima persona nelle prossime, e imminenti, elezioni del capoluogo irpino per il rinnovo del Consiglio Comunale. Di sicuro Mancino ha voglia di tuffarsi tra la gente; negli ultimi 5 anni l’ex Presidente si era chiuso in un silenzio che non gli apparteneva: un carattere da sempre gioviale e aperto al confronto era stato costretto a  studiare i fascicoli del processo che lo riguardavano, come egli stesso ha dichiarato, liberando la stanza degli ospiti nella casa di Roma per fare spazio ai carteggi processuali. Mancino era abituato al bagno di folla, ricordiamo a riguardo il consenso plebiscitario avuto nelle passate legislature nel suo collegio elettorale, ha indubbiamente sofferto il distacco dall’agone politico. Al Presidente Nicola Mancino va sicuramente riconosciuta la correttezza per aver saputo fare un passo indietro, dimostrando ancora una volta, qualora ve ne fosse bisogno, di essere uomo di Stato, uomo delle Istituzioni. Ha dovuto seguire con pazienza il dibattimento e subire un processo che lo vedeva sulle stesse colonne di articoli di giornali, insieme a Dell’Utri e Provenzano. Chissà quante volte Mancino avrà pensato: cosa ci faccio io qui?
Le ragioni del coinvolgimento, invece, sono certo che Mancino le avrà comprese fin da subito, ma il senso che Egli possiede dello Stato è talmente alto da impedire colpi di scena ed eventuali rivelazioni.
Ora che Mancino si è liberato di un peso, che avrà tolto sonno e respiro, a lui e alle persone che gli sono state accanto, di certo vorrà, legittimamente, riprendersi la scena, forse non la ribalta nazionale ma certamente quella locale. Ne ha, d’altronde pieno diritto e facoltà.C’è un pezzo di Siria quaggiù: il Comune capoluogo e la Provincia di Avellino sono un autentico disastro, per non parlare degli Enti di gestione, portati in fosse comuni da affaristi e dilettanti. Siamo certi che di tutto questo Mancino ha in qualche modo sofferto, tanto più sapendo di non poter agire. Ora che ha le mani libere il ritorno sulla scena, sempre che l’indiscrezione risponda a verità, potrebbe costituire la ragione principale di un impegno per la ripresa di una città e di una provincia al tappeto; dopo aver conosciuto fasti in ogni campo e settore, politica, cultura, economia, sport…in Irpinia è scomparso tutto,non si trovano neanche i resti. Tabula rasa: non vi è traccia alcuna del glorioso passato, solo il racconto dei protagonisti fa rivivere nell’immaginario delle nuove generazioni (quelle che hanno deciso di restare!) ciò che è stato, ma non rende comunque appieno giustizia della storia. Tutto questo segna un punto straordinario a favore di chi oggi desidera costruire. In questa Terra di Mezzo anche la rivoluzione a 5Stelle, per inspiegabili motivi, stenta a decollare, ed è proprio questa la condizione che consentirebbe al perdente Centro-Sinistra di avere nonostante tutto ancora un’altra occasione, forse l’ultima, quella di tentare la costruzione di un laboratorio politico per rilanciare una linea che dalla provincia irpina diventi faro e guida per i territori limitrofi, fino ad arrivare alla Regione, dove proprio Nicola Mancino conquistò la poltrona di presidente della Regione Campania, correva l’anno 1971. Un giorno si potrà continuare a  conserverare il buon ricordo della scuola Medica Salernitana e anche della Pasticceria, sempre salernitana, ma non certo della politica, condotta in modo autoritario dall’attuale Presidente. C’è un deficit di democrazia, una mancanza di partecipazione e di condivisione delle scelte, è da qui che bisognerebbe, a mio avviso, ripartire per costruire. È superfluo, evidentemente, osservare che in questa partita  errori e  responsabilità sono da ricercare in ogni luogo, in ogni parte della società, nessuno può dirsi escluso!

Il punto è: se risponde al vero l’indiscrezione che Nicola Mancino desidera ritornare sulla scena politica, saprà riconoscere le falle del Sistema. Saprà Egli distinguere, per dirla molto chiaramente, i cretini ( coloro che privi di ogni capacità hanno occupato impropriamente in questi lunghi anni le Istituzioni e i Palazzi, adoperando scelte improvvide che si sono riverberate sui cittadini) e i normodotati, atteso che non si intendano scomodare le numerose intelligenze e professionalità presenti sul territorio?
Dalla risposta a questa domanda dipende il futuro di Avellino e della provincia.
Non credo affatto che gli ultimi 5 anni trascorsi dal Presidente Nicola Mancino siano trascorsi invano. La prova da superare deve essere stata indubbiamente molto difficile, più di ciò che può sembrare, a cominciare dalla gogna mediatica, per non parlare dell’isolamento, del vuoto ( per non usare il termine “tradimento“) di gran parte delle persone che un tempo sedevano a Corte, quando Mancino ricopriva incarichi di Governo e in tanti si vantavano di conoscere la seconda carica dello Stato e di essergli amici.
Il ritorno sulla scena di Nicola Mancino rischia di assomigliare ad uno dei personaggi usciti dalla penna del celebre romanziere Alexander Dumas, ciò che conta davvero è che per ora si tratti di un ritorno alla vita; le ferite lasciano il segno ma si rimarginano, le cicatrici sono la prova di aver vinto e superato la battaglia.

Mario Barbarisi*

Direttore Responsabile
Consigliere Nazionale FISC

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