Creme solari e fotodermatiti

 

 

Sono passate alcune settimane dall’inizio delle belle giornate e, in ambulatorio, già se ne vedono i primi danni. La mancanza di pioggia, sta  provocando danni alle campagne, ma invoglia a uscire da casa nei giorni liberi.
Recentemente è stata chiesta una visita per Antonio, un bimbo di14 mesi, che presenta sul viso un doloroso rossore che gli è comparso nelle zone dove sua madre aveva spalmato una protezione solare, in occasione di una prima domenica al mare. Le palpebre sono gonfie mentre la cute delle guance sembra ustionata.
La crema era stata acquistata dai genitori attraverso Internet e sua madre, Giovanna, un’insegnante di 32 anni, in una giornata nuvolosa, durante la quale il sole stava sbirciando da dietro le nuvole, aveva avuto l’idea di proteggere il figliolo applicandogliela sul viso.
Non avevano mai usato il prodotto prima, ma leggendo l’etichetta in inglese si era accertata che fosse un prodotto sicuro per i bambini oltre i 6 mesi d’età.
Dopo poche ore dall’applicazione il viso, gradualmente, è diventato sempre più rosso.
Ritornati ad Avellino il viso appariva gonfio e come bruciato, quindi lo hanno portato al Pronto Soccorso Pediatrico da dove mi veniva inviato per una visita dermatologica.
L’etichetta della crema riportava la nota “pH neutro”, il che significava che non poteva causare ustioni chimiche.
In questi casi bisogna pensare che l’irritazione della pelle possa essere la conseguenza di una foto-allergia.
Questa è una malattia che compare quando la luce solare si combina con una sostanza chimica applicata sulla pelle innescando una violenta reazione immunitaria.
Molti cosmetici e profumi possono provocarla. Le fotoallergie da creme solari non sono molto comuni ma quando si verificano è difficile la diagnosi poiché ci sono molti allergeni potenziali nei filtri solari chimici. Fragranze, conservanti e un sacco d’ingredienti che le aziende farmaceutiche utilizzano per farle assorbire più facilmente rendendole esteticamente più gradevoli.
Per alcune persone, geneticamente predisposte, una sensibilità a un ingrediente di un prodotto cosmetico può essere scatenata o aggravata dal sole, e comparire a qualsiasi età.
Tra le varie sostanze contenute in queste creme vi è l’ottocrilene che viene adoperato come base stabilizzante, per impedire che l’agente di protezione dal sole l’avobenzone si degradi, ma che può anche comportarsi come un sensibilizzante per la cute.
Le reazioni all’ottocrilene sono state documentate nei bambini ma anche negli adulti, specialmente se sono anche allergici al ketoprofene, un farmaco antidolorifico.
Ecco perché la maggior parte delle case produttrici consiglia di testare una piccola regione cutanea prima di applicare il prodotto su un’area più ampia.
I benefici potenziali derivanti dell’utilizzo delle protezioni verso gli UV superano i rischi potenziali legati all’esposizione a queste reazioni. Utilizzando le creme solari insieme altre misure di protezione solare, come berretti e indumenti, possiamo contribuire a ridurre il rischio di ustioni nella prima infanzia e di conseguenza, il cancro della pelle e l’invecchiamento cutaneo precoce causato da Il sole in età adulta.
A tal fine è bene
seguire alcune semplici regole:

• Mantenere i bambini lontano dal sole durante le ore più calde della giornata, tra le 10 e le 5 del pomeriggio.
• Utilizzare abbigliamento protettivo come magliette, pantaloncini, berretto e lenti da sole.
• Utilizzare creme solari basate su composti minerali e prive di profumi. Queste creme sono più difficili da stendere sulla pelle e spesso lasciano una sottile patina opaca, ma sono meno irritanti.
• Evitare le creme solari spray, poiché è difficile capire se si è protetta, con la stessa quantità di farmaco, tutte le regioni foto-esposte.
•Evitare d’acquistare farmaci (tramite internet) che non siano stati consigliati dal dermatologo.
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com

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