SE SIAMO IMPAZIENTI E PIGRI E’ COLPA DEI NOSTRI AMICI

 

 

Un antico proverbio cinese ricorda che: “Un momento di pazienza può scongiurare un grande disastro. Un momento di impazienza può rovinare una vita intera”, a voler sottolineare che il non saper aspettare peggiora di molto i problemi. Lo stesso William Shakespeare ricordava ai conoscenti impazienti che le ferite guarivano e guariscono sempre per gradi, a poco a poco e, più di recente, Mahatma Gandhi ha sempre sottolineato che l’impazienza e l’irrequietezza sono vere e proprie malattie che accorciano la vita.  Oggi sappiamo che l’impazienza e, poi vedremo anche la pigrizia, derivano direttamente dalla frequentazione con persone….giuste. Noi, in pratica, siamo facilmente influenzabili da coloro che ci circondano e che noi imitiamo in maniera inconscia. Almeno tre sono le caratteristiche che ci condizionano: impazienza, pigrizia e prudenza. La “contagiosità” delle prime due è la più importante nella nostra vita di tutti i giorni, a volte anche in decisioni che potrebbero poi rivelarsi fondamentali per il nostro futuro o la nostra condizione sociale, economica, affettiva, culturale  e via di questo passo.      Tale determinazione  ci viene dalla pubblicazione su “Public Library of Sciences (PLoS) Computational Biology”, da parte del centro di ricerca  sul cervello ed il midollo spinale (ICM, Institut du Cerveau et de la Moelle èpinière/Brain & Spine Institute). La biologia computazionale costituisce un campo multidisciplinare che individua l’applicazione di tecniche informatiche in alcuni aspetti dei problemi biologici.  Per dovere di cronaca tale superspecializzazione la si applica anche in alcune ricerche che si effettuano presso l’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Avellino. In questo studio la biologia computazionale è stata associata alla psicologia cognitiva, per cui è la psicoterapia che spiega il disagio emotivo.  I  ricercatori francesi hanno studiato 56 soggetti a cui è stato chiesto di prendere alcune decisioni che comportassero rischi oppure sforzi particolari o ritardi nelle conclusioni; prima e dopo aver preso in esame tutta una serie di decisioni false in cui la prudenza, la pigrizia e la pazienza avevano tutte una calibrazione particolare  e, comunque, legata ad algoritmi di intelligenza artificiale.   Da una lettura attenta del lavoro pubblicato viene fuori che esistono due tipi inconsapevoli di pregiudizi: da un lato i partecipanti credevano che  gli atteggiamenti degli altri assomigliassero ai propri, anche senza una prova di ciò,  e, dall’altro, che ci fosse un peso importante legato all’influenza sociale, per cui i loro atteggiamenti tendevano ad essere simili alle persone a loro più vicine. Quest’ultimo tipo di influenza era ridotta nei soggetti che pensavano che le abitudini degli amici fossero  simili alle proprie. Gli autori dello studio sono già al lavoro per approfondire come questa sorta di assimilazione agli atteggiamenti degli amici possa tornare utile per studiare gli atteggiamenti di coloro i quali  soffrono di autismo e di schizofrenia. Perché sia la compromissione dell’interazione sociale, dove non esiste la comunicazione neppure solo verbale tra i soggetti, sia il disturbo psichico cronico che riguarda l’alterazione del comportamento, possono essere considerati atteggiamenti “non allineati” con i “normali” algoritmi di assimilazione e quindi meritevoli di attenzione per impostare una terapia non necessariamente farmacologica.  Anche se Cicerone ripeteva spesso: “guai all’ira degli uomini miti” e quindi non abitudinariamente “arrabbiati”, va detto, in conclusione, che non bisogna essere facili alla rabbia  e l’atteggiamento vero di accettare le controversie, le difficoltà, il dolore e l’intolleranza con  l’animo tranquillo è il vero segreto per vivere meglio. Il distacco dagli eventi avversi ci migliora  e migliora anche la nostra vita, anche quella di relazione. Quindi dovremmo (?) sceglierci amici che abbiano questo stesso tipo di atteggiamento o, almeno, dobbiamo evitare di farci condizionare da amici troppo impazienti e troppo pigri. Personalmente siamo convinti che le persone “giuste” non ti cambiano ma ti migliorano e l’amicizia dovrebbe essere il cemento che lega insieme il mondo, per cui impazienza, pigrizia o altro saranno soltanto inconsciamente trasmesse, come affermano gli studiosi francesi perché, secondo i  nostri antenati: “molte persone entrano ed escono dalla tua vita ma soltanto i veri amici lasceranno impronte nel tuo cuore”. Se poi queste impronte sanno di pigrizia ed impazienza allora diventeremo pigri ed impazienti anche noi. Oramai ne abbiamo certezza scientifica.
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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