Fedeltà, disciplina ed onore

 

 

La nostra Costituzione merita attenzione e rispetto: non solo in occasione del Referendum che valuta le proposte di riforma del Parlamento, ma attribuendole un ruolo concreto, come se fosse una vera e propria “cartina di tornasole” utile a giudicare l’operato dei partiti e dei politici.
La straordinaria affluenza alle urne ha testimoniato l’amore dei cittadini per la Costituzione, ma non possiamo non interrogarci sulla superficialità con la quale in tanti si occupano della Carta Costituzionale: a cominciare dai partiti (che appaiono spesso distratti rispetto all’attuazione dei “princìpi” fondamentali); per non parlare degli organi di stampa, che, a volte, non danno il giusto rilievo alle situazioni dove si realizzano evidenti violazioni di quei valori e per finire alle “agenzie e/o associazioni” culturali, religiose, sociali o economico-produttive che, per difendere i loro “specifici” interessi sono pronti a calpestare gli ideali che dicono di voler difendere.
Ora, tra i tanti articoli, quasi dimenticati, della Costituzione Italiana c’è l’art. 54 che così recita: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Credo che ogni cittadino dovrebbe sentirlo “suo”, questo articolo, misurando ogni azione e comportamento al rispetto dei valori costituzionali ed esprimendo così: la fedeltà, la disciplina e l’onore verso lo Stato!
Se ognuno di noi sentisse la responsabilità del “dovere di fedeltà” che la Costituzione ci chiede, dovrebbe ribellarsi (non solo lamentarsi …. in privato salvo fare il contrario in pubblico) tutte le volte che registra una violazione della Costituzione e delle leggi dello Stato da parte di chicchessia! Perché, non è possibile permettere (e nemmeno tollerare) che vi siano persone che possano agire e comportarsi “al di sopra della Legge”, ritenendo di poter godere di un’immunità di fatto (per censo, per la qualifica o per il potere esercitati o per  appartenenza ad associazioni malavitose).
Ancora più interessante è il secondo comma dell’art. 54: quello che fissa le regole di comportamento per tutti coloro che “svolgono funzioni pubbliche”!
Qui, mi viene spontanea una domanda: qualcuno ricorda, a memoria, se e quando un partito politico (o, ancora meglio, un uomo politico) sia riuscito a “scoprire ed a denunziare” quei soggetti, appartenenti allo stesso partito, che avevano violato i doveri della fedeltà e dell’onore “prima che fosse intervenuta la magistratura” nella sua opera di repressione degli odiosi reati nei quali si concretizza la corruzione?
Ora, se è vero che ogni iniziativa, per così dire “moralizzatrice”, da parte della politica, si esprime, al massimo, ben “dopo” gli avvisi di garanzia, la pubblicazione di telefonate, vere e compromettenti, ed in qualche caso, solo dopo il rinvio a giudizio (con argomentazioni e prove inoppugnabili), mi chiedo: quale fiducia potranno avere i cittadini nei confronti di quella classe dirigente che non solo si comporta come una “casta” (attribuendosi privilegi e stipendi ingiustificati) ma che adotta gli stessi strumenti difensivi che usano i mafiosi per proteggere i loro affiliati?
C’è da aggiungere che se è vero che la responsabilità che deriva dall’art. 54 grava anche su tutti coloro che svolgono pubbliche funzioni (i dipendenti statali e quelli di Enti ed aziende pubbliche), la ragione impone ai politici il dovere di una disciplina e di un onore “speciali”, rispetto a quelli che vincono un concorso! Perché essi si sono candidati a guidare la comunità, promettendo ai cittadini un’onestà, una correttezza, una sobrietà ed una sincerità che, ad esempio, non saranno mai oggetto di valutazione in un pubblico concorso! Perciò, quando certi politici incappano in quelli che, benevolmente, si definiscono gli “scivoloni” (per capirci: il De Luca, salernitano, che invita ad offrire fritture in cambio di voti, o il De Luca avellinese, intercettato mentre promette ad un Sindaco di occuparsi del trasferimento del Maresciallo dei Carabinieri, non gradito),  la reazione dei partiti di appartenenza avrebbe dovuto essere immediata, a prescindere dai piccoli o grandi interessi di parte che potevano essere danneggiati dalla loro espulsione dalla vita politica, (cioè, anche se le fritture non fossero state distribuite ed il carabiniere non fosse stato trasferito)!
Se penso, poi, che certe vicende toccano persino quelle forze politiche (il Movimento 5Stelle) che hanno fatto di certi valori i “prerequisiti dell’impegno politico”, anche rispetto alla competenza ed alla preparazione, e se registro che nemmeno costoro riescono a prevenire il giudizio ed i provvedimenti della Magistratura, resto seriamente preoccupato per il nostro futuro. E mi convinco che non basterà mai una semplice riforma delle regole per cambiare le cose, se prima non cambieranno gli uomini che dovranno essere gli interpreti del nuovo!
Non basta un voto referendario per dimostrare il rispetto vero della Costituzione!
Per questo sento il dovere di ripetere alcuni, chiari, concetti ai nostri lettori cattolici, soprattutto ai più giovani: “Essere fedele cittadino è una virtù e la partecipazione alla vita politica è un obbligo morale” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 161) “..ma diventare un popolo è qualcosa di più, e richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta”!  (Evangelii Gaudium, n.220). Perciò, non mi stancherò mai di trattare, pur con i limiti che ben conosco, certi argomenti.

 michelecriscuoli.ilponte@gmail.com

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