Intervista alla Politica

 

 

 

 

Erano giorni, meglio settimane, che provavo ad ottenere un appuntamento per un’intervista. Finalmente c’ero riuscito  e potevo realizzare il mio sogno: essere faccia a faccia con la “Persona” più affascinante che abbia mai incontrato!

Mi ero accomodato in un salotto molto elegante: il velluto delle poltrone, un po’ consumato, mi faceva pensare ai personaggi famosi che si erano avvicendati in quella stanza. Le persiane semi chiuse e la luce soffusa di un abatjour stile ottocento, che impediva di vedere con chiarezza quello  che c’era nel salotto, accrescevano l’ansia già viva  per l’incontro tanto atteso.

All’improvviso, la signora (la Politica) mi si parò davanti tendendo la mano per salutarmi: “Ci conosciamo già?”, chiese, mentre si sedeva sul divano alla mia sinistra. Si, ci siamo incontrati anni fa, ma  forse lei non ricorda. Ne è passato del tempo, allora ero giovane ed innamorato, risposi, mentre provavo a concentrarmi sulle cose che Le avrei potuto chiedere.

A cosa debbo la visita?”, mi domandò con voce decisa.

Sa, adesso mi diverto a scrivere per un settimanale cattolico ed ho pensato che un’intervista con Lei potrebbe essere gradita ai nostri lettori, se è d’accordo, aggiunsi timidamente.

Certo, potremmo parlare per ore del nostro Paese, della sua città o della sua provincia. Le risponderò volentieri, purché non mi chieda di fare nomi ed eviti domande imbarazzanti”.

Proverò a fare del mio meglio, risposi, controllando che il registratore fosse già in funzione. Ora, mi dica, subito, una cosa: è contenta di quello che succede oggi in Italia?

Vedo che va subito al dunque. Certo che non sono contenta! Un tempo, io ero al centro del dibattito culturale del Paese: gli uomini di ingegno amavano occuparsi della vita di tutti, si cimentavano a discutere del futuro, elaboravano idee ed avanzavano proposte e soluzioni che potessero migliorare la vita delle comunità. Ricordo che mia madre (la Filosofia) fu, persino, gelosa dell’interesse che riuscivo a suscitare, soprattutto fra i giovani che sono sempre stati, in passato, colpiti dal mio fascino.”

Lei ha conosciuto molti politici, persone interessanti se pure in modo diverso: quali i tratti salienti, quali le loro migliori qualità ?

“La cosa che più mi ha entusiasmato è stata la voglia di anticipare il futuro, la capacità di sognare il nuovo e l’impegno per organizzarlo nell’interesse di tutti. Poi, l’intelligenza, la curiosità, l’onestà, la competenza e la tenacia nel lavoro”.

Eppure, i risultati non sono stati sempre entusiasmanti, o mi sbaglio?

“Ha ragione! Ma dipende da altri fattori. Vede, le potrei raccontare di persone che ho conosciuto da giovani: brillanti, onesti e preparati. Poi, da adulti, impegnati nella gestione della cosa pubblica si sono lasciati sedurre dal potere e dal successo personale, fino a sacrificare i loro ideali. E poi, la forza corruttrice del denaro, che riesce quasi sempre a fare il resto. Io non sono credente (mi definirei piuttosto una laica) ma non posso non condividere un bel passo del Vangelo: non si possono servire due padroni! Perciò, oso mutuare la metafora: o servi il popolo, i cittadini, lo Stato, o servi la ricchezza! E ricordo le parole di Papa Francesco mentre condannava i politici corrotti: tristi come il fariseo che interrogava Gesù, tristi, perché non incontreranno mai la gioia che dà, invece, l’onestà  politica al servizio degli altri (in tutto simile alla gioia dei cristiani)!”.

Mi scusi, ma è sempre stato così ? O la sua esperienza è stata diversa?

Tutto dipende dalle persone e dal momento storico in cui si occupano del Bene Comune. Ricordo l’immediato dopo guerra: il paese distrutto, la voglia di ricominciare, il desiderio di essere una comunità, dove tutti si sentissero inclusi, portò alla Costituzione Repubblicana, nata sui valori dell’uguaglianza, del lavoro, della democrazia e della libertà appena conquistata! Furono scritte e fatte cose straordinarie, con il concorso di tutti! Anche se ci si odiava, nelle piazze, e si facevano battaglie ideologiche feroci, gli italiani riuscirono a ritrovarsi uniti sulle regole fondamentali della vita pubblica, sociale ed economica! Merito degli uomini che allora si impegnavano al servizio delle comunità !”.

Mentre pronunciava queste parole si alzò per offrirmi da bere ed io ne approfittai per raccogliere le idee e passare a domande più concrete, più taglienti. Per capire e per conoscere meglio il “suo” mondo, difficile, complesso ed interessante.

La “signora” mi porse il bicchiere col cognac e riuscii, per un attimo, a fissarla negli occhi: chiari come un lago di montagna alle prime luci dell’alba. C’era, però, un velo di tristezza e di malinconia nel suo sguardo.

Mi resi conto che mi stavo distraendo, perciò mi toccai la fronte come per svegliarmi e ripresi l’intervista.

Poco fa ha parlato di sua madre, la Filosofia. Ma di suo padre cosa può dirci?

Le avevo chiesto di evitare domande imbarazzanti. Ma proverò a risponderle. Non l’ho mai conosciuto, mio padre. Né mia madre ne ha mai parlato. Più avanti negli anni, ho sentito tante ipotesi: chi ha parlato del Potere, chi del Dominio o del Successo. Credo, invece, che Dominedio, quando si è reso conto che l’Uomo avrebbe dovuto “organizzare” la propria vita insieme ai suoi simili, ha lasciato che mia madre si invaghisse dell’Amore per il Bene di tutti. Così sono nata io: “fatta” proprio per aiutare gli uomini ad impegnarsi, con intelligenza, fantasia e raziocinio, per migliorare la vita delle comunità. Infatti, se prova a riflettere, capisce subito che il potere, il successo o il dominio sugli altri, sono solo gli effetti della degenerazione del disegno di organizzazione e guida della società.

Quindi Lei nega che quelli che hanno esercitato un potere assoluto possano definirsi uomini politici?

Assolutamente, ci hanno provato in tanti a sedersi in questo salotto per ottenere una riconoscibilità che non meritavano. Li ho cacciati fuori tutti: dai dittatori più famosi, per finire a quei personaggi, anche della storia recente italiana, che hanno usato le Istituzioni solo per i propri interessi personali (alcuni indicibili ed inqualificabili). Quanti millantatori! Vede, a parte quelli che sono arrivati al potere con la violenza o con la forza, il fenomeno è preoccupante anche in democrazia. Accade, a volte, che i cittadini non riescono ad individuarli subito. Si lasciano convincere dalle favole che raccontano e si lasciano guidare dalla pancia più che dalla testa e dal cuore: li votano ed assegnano loro posizioni, di prestigio e di guida, immeritate. Ma costoro non hanno nulla a che vedere con me, con la mia storia ed  i miei valori”.

Vorrei chiederle di fare qualche nome ma temendo di tradire la promessa, passo ad altro. Prima ha detto che non è contenta della situazione attuale. Perche? E cosa servirebbe?

Che bella domanda! Dovrei scrivere un trattato per risponderle ma proverò a sintetizzare. La società oggi è molto cambiata rispetto al passato. Le tecnologie, la globalizzazione, il ruolo dell’economia e della finanza sono tutti fattori che interferiscono pesantemente nella vita delle comunità, pesano sui progetti e sulle scelte dei governanti. I quali sono sempre più spesso “succubini” (mi permetterà un neologismo: sta per succubi e concubini insieme) di interessi, poteri e forze estranee alle comunità che essi amministrano. Quando i politici frequentano, troppo intimamente, certi ambienti o si lasciano affascinare da certi valori lo stato di connivenza (concubinaggio) li mette in una situazione di  soggezione e di asservimento! Allora, le scelte, apparentemente fatte a favore di tutti, soddisfano solo gli interessi di pochi!  Così, si concretizza  il tradimento del ruolo e della funzione politica!      

Prima ha parlato dei giovani, addirittura della gelosia di sua madre (la Filosofia) per il fascino che Lei esercitava su costoro. Cosa può raccontarci al riguardo?

Quando ho parlato dei “tradimenti” pensavo, anche, al più deleterio dei  comportamenti degli uomini politici: quello che tocca il rapporto con le giovani generazioni. Il loro errore più grande è quello di ritenersi “maestri” rispetto ai giovani che si accostano alla vita politica. Sono convinta, invece, che non ci sia bisogno di maestri ma di “testimoni” della buona politica! Oggi, purtroppo, in molti giovani domina la pigrizia delle menti: c’è paura ed incertezza sul futuro, mancano (o sono sopraffatti da falsi miti) gli ideali ed i valori forti che un tempo suscitavano interesse, amore e passione per l’impegno sociale. Ma è soprattutto colpa dei cattivi maestri: di quelli che hanno insegnato ai più giovani che la vita politica è finalizzata al successo, al potere ed agli arricchimenti personali! E’ per questo motivo che anche tra costoro quelli che si impegnano con più determinazione sono quelli che immaginano di poter costruire una carriera o una professione. Basta guardarsi attorno per scoprire le “brutte” qualità della classe dirigente che domina nei partiti, purtroppo, anche tra i più giovani tra loro. E poiché di buoni testimoni ce ne sono sempre meno è evidente che tutti gli altri, già spaventati dal’incerto futuro, si tengono lontani da quello che Paolo VI definiva “il più alto servizio di Carità”. Questo, mi creda, non è un bene per la nostra società !”.

Il richiamo agli insegnamenti della Dottrina Sociale Cristiana mi lasciò interdetto: aveva precisato di essere una laica e, invece, mi stupiva con certe citazioni! Provai, perciò, ad  organizzarmi mentalmente, per restare in tema e per capire di più. Fu allora che “la signora” si inserì tra i mie pensieri, chiedendomi: “Dalle sue domande capisco che è interessato a tante cose; perciò, mi incuriosisce il motivo per cui ha abbandonato l’impegno politico”.

La domanda mi sorprese, non ero preparato a passare dall’altro lato del registratore! Riuscii a difendermi: sono stato innamorato davvero –risposi- ma non sono andato oltre l’infatuazione giovanile (che è rimasta tale anche quando ho pensato di fare sul serio). Credo, però, che l’amore sia gioia, divertimento, piacere, passione: una cosa eccezionale, cioè! Così, quando ho scoperto che non era tutto così bello e che non mi divertivo più ho deciso di lasciare”.

Capii che avrebbe voluto continuare e bloccai sul nascere ogni sua iniziativa: Non mi faccia altre domande, non sono qui per parlare di me ma per scoprire qualcosa che possa interessare i nostri lettori. Allora, cosa può dirmi dei partiti politici, della loro storia e del loro futuro?

Bella anche questa domanda! I partiti sono nati come “strumenti” per permettere ai cittadini di concorrere a determinare la politica di una comunità. Perciò dovrebbero essere luoghi dove si discute, si elaborano proposte e si operano le scelte che gli uomini politici, una volta al governo di quella città o di quello stato, sono chiamati a realizzare. Certo, a monte c’è un idem sentire, una visione della società fondata su valori e principi comuni a tutti gli aderenti al partito. Nel tempo, però, i partiti hanno risentito delle mutazioni del tessuto sociale ed economico. Soprattutto, non sono riusciti ad “elaborare un lutto”: la morte delle ideologie che avevano dominato le passioni civili nel secolo scorso! Perciò, hanno avuto un’involuzione negativa. Sono diventati centri di potere: dominati da affaristi di ogni genere, appaiono, addirittura, collusi con la malavita organizzata (che riesce ad infiltrarsi con facilità, attratta dalle risorse che essi gestiscono, direttamente o indirettamente)! Insomma, se non avessi ancora una grande fiducia nell’intelligenza degli uomini dovrei concludere dicendo che i partiti sono falliti, che sono un danno per le comunità e che prima o poi la fantasia “creatrice” inventerà nuovi strumenti per garantire la partecipazione democratica, per cambiare in meglio la nostra società”.

La risposta, tutta di un fiato, mi lasciò basito. Vidi, però, che non si stupiva della preoccupazione che trapelava dal mio sguardo. Quindi, Lei dice che dobbiamo aspettarci grandi novità, cosa glielo fa capire e cosa può anticiparci?

Solo gli sprovveduti non si rendono conto dei fenomeni che si stanno manifestando in tutta Europa: in Spagna, in Grecia, in Italia, per non parlare dei movimenti xenofobi in Francia o in Austria, in Germania e nei paesi dell’Est-Europa. Non è solo protesta contro il mal-governo, è qualcosa di più, di nuovo e di diverso! Oserei dire che non è nemmeno tutta colpa dei partiti e degli uomini che li guidano: ai quali, però, va addebitata l’assoluta cecità delle menti, il rifiuto di capire le novità e la totale incapacità a predisporre le risposte necessarie ad evitare il peggio!

In che senso? E perché?

I partiti sono lo specchio della società. Le faccio un esempio: quando si scopre che un uomo politico ruba o viola la legge per curare gli interessi dei suoi elettori tutti reclamano, a gran voce, l’onestà e la correttezza delle scelte politiche. Nessuno, però, osa condannare i cittadini che li sollecitano a violare la legge per soddisfare i propri bisogni individuali. Spesso, sono addirittura elette persone condannate o eticamente compromesse! E quante giustificazioni abbiamo registrato nei confronti dei funzionari infedeli (quelli che rubano due volte: appropriandosi del pubblico denaro o non facendo con serietà il proprio lavoro)? Potrei dire che ogni comunità si ritrova la classe dirigente politica che si merita: quella che si è scelta anche contro ogni evidenza! Posso farle degli esempi a lei vicini: nella sua città o nella sua provincia, ha capito a chi mi riferisco?”.

Certo che ho capito, ma vorrei parlarne più avanti, se permette, ora mi interessa sapere di più delle novità, se vuole spiegarle.

Beh, credo che il Movimento 5 Stelle sia già una grande novità! Non so dirle quando durerà. Né posso anticiparle se esso rappresenti “la soluzione”. Certamente, è un “fatto rivoluzionario” rispetto ai vecchi partiti! Al momento, io vi vedo almeno due aspetti positivi. La dimostrazione che nulla è impossibile: quando alla fantasia delle persone si accompagna la tenacia, la volontà ed il coraggio del nuovo. Poi, il fatto che il M5S è già una risposta concreta alla voglia di politica “buona”, che è molto forte in tanti cittadini onesti. Infine, non posso tacere sul fatto che tutto ciò è avvenuto mentre i partiti stanno morendo per asfissia cerebrale: chiusi a riccio a difesa dei loro privilegi, impermeabili ad ogni tentativo di partecipazione, incapaci di capire il nuovo e sordi rispetto al cambiamento”.   

Mi resi conto che la “signora” si confidava oltre ogni immaginazione. Diceva cose valide e quasi tutte condivisibili, ma non ero convinto che fosse quello il suo vero pensiero. Quindi, Lei approva in toto le scelte dei 5Stelle, non si limita, solo, a spiegare le cause della loro nascita?

Tutt’altro, lei converrà con me che la democrazia contemporanea soffre gravi deficienze. Spesso manca di autorevolezza! A volte (ad esempio, nel Parlamento o in uno dei tanti Consigli Comunali, come quello della sua città), è abbandonata all’anarchia paralizzante o alla legge del più forte (che sono due espressioni della stessa realtà). Si crea così quel terreno privilegiato dove dominano i feudalesimi che si contendono la preda! Mi spiego: quando in un consesso democratico i rappresentanti del popolo sovrano sono “bloccati” da lotte incomprensibili, quando prevalgono, nelle scelte, gli interessi dei più forti in danno degli ultimi, allora è a rischio la ragione stessa del vivere in comunità! I partiti, purtroppo, con i loro signorotti, i vassalli ed i valvassori, sono l’emblema di un neo-feudalesimo etico e civile che potrebbe distruggere la democrazia”.

Sono d’accordo con Lei, ma allora cosa servirebbe?

La soluzione la si può sintetizzare con pochi concetti: serve senso di responsabilità e capacità di iniziativa politica in tutte le direzioni. Poi, si dovrebbero inventare nuove forme, atte a garantire un’ampia partecipazione democratica al potere, che aiutino la formazione di una nuova classe dirigente, basata sul “volontariato a termine”, per sconfiggere il carrierismo politico!

Se ho capito bene, questi sono suggerimenti ai partiti. Ma quali dovrebbero essere le buone qualità degli uomini politici?

Anche qui, voglio darle una risposta sintetica, se mai, approfondiremo più avanti. Coloro che vogliono impegnarsi per il Bene Comune dovrebbero possedere: senso dell’ascolto, senso degli insiemi e senso della prospettiva! Oltre ad un pre-requisito indispensabile: l’onestà politica che non è altro che un elevato senso dell’etica, personale e civile! Provi a riflettere e si accorgerà che sono queste le qualità che mancano, oggi, a tanti personaggi che si occupano di politica. Purtroppo, non solo siamo invasi da piccoli uomini “senza qualità” ma tra costoro prevalgono i peggiori: quelli che hanno fatto del servizio un mestiere, quelli che sanno solo “prendere” (se non addirittura rubare) dalla comunità, quelli che saranno ricordati per i danni fatti più che per le cose buone proposte o realizzate”.

Mi scusi, ma allora perché i 5Stelle non la convincono del tutto?

La vita di una forza politica si può paragonare a quella dell’uomo (non dimentichi, che sono le persone ad inventare i partiti ed i movimenti). Quando muove i primi passi somiglia ad un bambino nei primi anni di vita. Poi viene il tempo dell’adolescenza, quindi quello della maturità e della responsabilità! Ecco, io credo che il Movimento sia cresciuto troppo in fretta: è stato chiamato a responsabilità importanti pur avendo ancora “la mentalità ed il fisico” di un adolescente. Potrei entrare nel dettaglio e spiegarle le ragioni di questa mia valutazione: credo, però, che i suoi lettori siano così intelligenti da capire a cosa mi riferisco. Poi, ci sono altre cose che non mi convincono: le modalità di adesione e di partecipazione! Può una forza politica essere diretta e guidata da una “società per azioni” (di proprietà privata) con regolamenti non del tutto chiari e democratici?”

Lei, quindi, dice che i 5Stelle sarebbero non solo immaturi ma addirittura inadeguati al sistema democratico?

“No! Non assolutizzi i miei giudizi! Ho detto prima quali sono i meriti e le cose buone che i 5Stelle hanno portato nella nostra società. E sono convinto che possono dare tanto al nostro Paese: purché dimostrino di voler cambiare, purché sappiano diventare adulti ed assumersi le responsabilità, abbandonando gli infantilismi che hanno caratterizzato le loro prime esperienze e facendo crescere la democrazia e la trasparenza al loro interno. Non le sembrerà strano ma io ho più fiducia nelle potenzialità del Movimento che nella capacità dei partiti di fare autocritica e di cambiare, radicalmente, linea, metodi, programmi ed uomini per realizzarli. I 5Stelle hanno il vantaggio di essere giovani e come tutti i giovani possono solo migliorarecrescendo. Purché vogliano farlo! Gli altri, invece, dovrebbero liberarsi della zavorra di una mentalità vecchia, superata e perdente. E ciò è molto più difficile e complicato: perciò questi partiti saranno sconfitti e superati! Spero solo che avvenga senza traumi.”

Queste previsioni mi turbarono non poco. Non riuscivo ancora a capire se “la signora” certe evoluzioni le desiderasse o se, invece, le temesse. Così mi lanciai nella domanda da un milione di euro. Ma come vede il futuro del nostro Paese? In altre parole è ottimista o si sente più una cassandra: una profetessa di sventure?

“Non sarò mai pessimista! Non posso esserlo: è contro la mia natura. Ho conosciuto momenti veramente tristi e preoccupanti ma non mi sono mai arresa al peggio. Pensi alle dittature, alle crudeltà nascoste dallo scudo degli opportunismi politici. Quante falsità, quante menzogne! Ma l’Uomo ha in sé qualcosa di divino che gli permetterà, sempre, di sconfiggere il male, ovunque si annidi. I tempi difficili passeranno e si costruirà, finalmente, quella Città dell’Uomo che ai più saggi sembrava un sogno o una difficile utopia”.

L’ottimismo della “signora” mi sorprese. Pensai: ne ha viste di tutti i colori, ha conosciuto i personaggi più squallidi che riescono ad intrufolarsi nei partiti, probabilmente, è stata delusa da tanti politici ai quali aveva concesso la sua stima, eppure, era ancora tanto fiduciosa. Perciò, mi lasciai tentare dalla domanda: Quindi, Lei non è tra i rosiconi che fanno tanto arrabbiare il nostro Presidente del Consiglio? A proposito di Renzi, cosa mi può dire?

Il suo sguardo espresse subito un disappunto. Capii che ero venuto meno alla promessa e precisai: Non le chiedo un giudizio personale, mi interessa una sua valutazione politica!

“E’ un po’ difficile, non le pare? Ricorda cosa diceva Nenni?: ”Le idee camminano sulle gambe degli uomini”! Lei vorrebbe che io parlassi delle idee senza occuparmi di chi le ha proposte e, in qualche caso, realizzate. Veda, quando “il fiorentino” è apparso sulla scena politica io mi sono emozionata come non mi succedeva da anni. L’idea della rottamazione della classe dirigente, lo sguardo volto al futuro, una visione nuova della società italiana e dei suoi problemi e la promessa di risolverli con iniziative concrete, tutte cose da far accapponare la pelle. L’Italia sembrava disposta ad abbandonare “il nulla” che aveva dominato la scena e pronta ad una svolta epocale”.

Anch’io ho provato gli stessi sentimenti.

“Mi lasci continuare. Quando, prima, le ho descritto le buone qualità dell’uomo politico (senso dell’ascolto, senso degli insiemi e senso della prospettiva) pensavo anche a come Renzi era riuscito, nelle prime apparizioni, ad interpretare il suo ruolo. Le sue proposte di rinnovamento nascevano, proprio, da una “speciale” capacità di ascolto dei cittadini: dei loro sogni e delle loro speranze e, se vuole, anche della loro rabbia! Mi entusiasmò l’idea di eliminare gli sprechi, di ridurre i privilegi, di lottare la burocrazia e di riformare la scuola, la giustizia, il mercato del lavoro, mettendosi contro tutti coloro (i sindacati, ad esempio) che erano espressione di una mentalità che non vuole morire! Per la prima volta si facevano proposte di riforma che tenevano in considerazione tutti gli aspetti del nostro vivere sociale (il senso degli insiemi): la riforma del lavoro che diventava anche una riforma “fiscale”; la riforma della scuola che era anche occasione per dare lavoro stabile a migliaia di precari e così via! Infine, lo sguardo volto al futuro che i giovani hanno naturalmente, insieme alla capacità di capire ed utilizzare le nuove tecnologie!”

Quindi Lei è una fan di Renzi, scommetto che lo ha anche votato?

“L’ho votato, alle primarie del PD ed anche alle Europee. Non so se lo rivoterei ancora”.

Perché, cosa è cambiato in così poco tempo?

“Non saprei dirle se sono più delusa che preoccupata. Mi ha deluso il parziale tradimento delle promesse: la riduzione delle spese è stato uno slogan, così come l’abolizione dei privilegi della casta. Anche se sapevo bene che era un’impresa impossibile, che i suoi stessi amici non l’avrebbero permessa. Il rinnovamento della classe dirigente si è ridotto a pochi personaggi “invadenti ed ostili”: in periferia tutto è rimasto drammaticamente uguale al passato! Ma la cosa che più mi ha infastidito è stata l’abitudine alla spettacolarizzazione. Ecco, io apprezzo i politici che sanno comunicare con i cittadini, quelli che sanno ascoltare e che sanno dare risposte concrete: che sanno dialogare, cioè. Mi stizziscono quelli che sembrano strumentalizzare tutto: l’inaugurazione di una scuola o di un reparto ospedaliero piuttosto che una vittoria sportiva o un successo artistico di personaggi italiani.

Ma a volte serve. Non dimentichi che gli avversari sono pronti a gravare sul governo anche le responsabilità del passato. Pensi ai politici schierati per il No: nella loro lunga carriera si sono lamentati per le difficoltà a governare il Paese ma non hanno fatto nulla per rendere più  efficiente il sistema istituzionale. Ed oggi  si oppongono a chi qualcosa l’ha fatta!

“Allora lei è a favore della riforma costituzionale? Guardi, in qualche modo anche il mio è un giudizio positivo. Mi permetta, però, di segnalarle un aforisma, tratto dall’ultimo libro che ho letto, “Avrò cura di te” di Gramellini e Gamberale: “Il vero rivoluzionario parte dall’accettazione della realtà per cambiarla con l’esempio!”. Mi spiego: chi vuole cambiare gli altri, chi vuole innovare nella casa comune, dovrebbe, innanzitutto, cambiare sé stesso, cominciando ad innovare in casa propria. Diversamente non è credibile, appare più un imbonitore o un ciarlatano che un rivoluzionario vero.  Sta qui la differenza tra i maestri e i testimoni! Il vero problema della riforma è che essa è affidata ad una classe dirigente immutata. Pensi all’elezione di 74 (dei 100) senatori, fatta da (e tra) i consiglieri regionali e non direttamente dai cittadini, per capire dove è il rischio. Provi a pensare al “mercato delle vacche” che si è verificato per l’elezione dei consiglieri provinciali dopo la semi-abolizione delle province e non potrà che essere d’accordo con me. Però, voglio rassicurarla: voterò Si! Perché è l’unico modo per dimostrare che un cambiamento è possibile. E perché i miglioramenti saranno più facili, se vince il Si. Se vincono gli altri la palude ingoierà tutti: i partiti, i loro dirigenti ed i loro egoismi e probabilmente anche le speranze di cambiamento!”.

Avrei voluto precisarle che sono ancora indeciso, anche se ho una vocazione verso ogni ipotesi di cambiamento! Perciò, provai ad approfondire: Quindi Lei non approva del tutto la riforma ma la voterà?

“Io sono contraria a quella forma di democrazia diretta che è il referendum! Non si può affidare ad un Si o ad un No la decisione su questioni così importanti. Personalmente, ho un diverso concetto di “comunità”. Il voto è solo l’estremo rimedio all’incapacità di trovare una soluzione condivisa: ovunque, in un’assemblea condominiale, come nelle decisioni di un’associazione o, addirittura, di un consiglio comunale. Le scelte dovrebbero nascere dal dialogo, dal confronto, dalla capacità di persuasione e dalla ricerca del consenso più ampio possibile. Sta qui la ragione (starei per dire il segreto) della buona prassi politica!”.

Ma questo è un sogno: solo un ingenuo (o un presuntuoso) può illudersi di riuscire a convincere tutti, amici ed avversari.

Invece si sbaglia! Se tutti gli interlocutori fossero in buona fede, se nessuno volesse prevaricare o ingannare gli altri e se l’obiettivo vero fosse, per tutti, il perseguimento del Bene Comune, un’intesa sarebbe sempre possibile. Provi a riflettere e si accorgerà che, spesso, le posizioni contrastanti non sono giustificate dalla ricerca del bene di tutti ma solo dalla necessità di tutelare gli interessi di pochi in danno di altri. Così nascono scontri e lotte: che sono, peraltro, alimentate dalla voglia di prestigio personale che accompagna l’impegno politico e dalla necessità di prevalere sugli avversari al momento delle competizioni elettorali”.

Non mi convince: posso dirle che non ho conosciuto consesso politico nel quale non vi siano state contrapposizioni ferme, spesso originate da una diversa concezione della vita o della comunità.

 “Una vera comunità non può che avere un identico obiettivo! Certo, vi possono essere diversi modi per raggiungerlo, ma se l’obiettivo è lo stesso non vedo difficoltà a trovare un’intesa, dopo un dialogo ed un confronto onesto e leale.”

Vuole dire che la nostra non è una vera comunità? Che siamo impreparati ad un comune sentire, che non riusciamo ad aprirci agli altri, ad accettare il confronto o le diversità?

“Mi permetto di ricordarle quello che Papa Francesco disse, un anno fa a Firenze, ai cattolici italiani per sollecitarli a costruire un nuovo umanesimo: “I tratti essenziali dell’Umanesimo cristiano sono quelli dei “sentimenti di Cristo”: l’umiltà, il disinteresse e le beatitudini”! Ecco, se tutti i dirigenti politici si lasciassero guidare, nelle loro scelte, almeno dall’umiltà e dal disinteresse, sarebbe facile costruire una comunità sociale e politica, non attaccabile né corruttibile dai vizi del mondo. La comunità si aprirebbe “agli estranei ed ai diversi” che diventerebbero un’opportunità, una ricchezza e non un problema.”

Ma  non tutti sono disposti ad accettare i suggerimenti del Santo Padre. Pensi ai politici corrotti, messi all’indice dal Papa, o a quelli che, addirittura,  lo attaccano per i suoi appelli a favore dei migranti.

“Di questo dobbiamo essere preoccupati: dei sentimenti di chiusura, di isolamento e addirittura di razzismo che alcuni provano a seminare nel cuore delle persone! Perciò, la comunità politica (coadiuvata dalle Agenzie formative), dovrebbe promuovere una vera e propria campagna di “educazione ai sentimenti”: per sconfiggere idee, proposte e scelte assolutamente pericolose. Anche così si può cambiare il mondo: si farebbe buona politica e si otterrebbero grandi risultati.”

E Lei crede che questo sia possibile nel momento storico attuale? Non vede che l’errore più grande  dei politici della mia generazione è stato quello di “rubare il futuro” ai giovani, che vivono il mondo come una minaccia e non come una speranza?

“E’ per questo che le ho citato Papa Francesco! E’ anticipando queste sue preoccupazioni che le ho confidato la mia fiducia nei 5Stelle ( l’umiltà, il disinteresse e la lotta al carrierismo sono state le loro qualità più apprezzate) piuttosto che nei vecchi politicanti”.

Se fa il tifo per i 5 Stelle, perché voterà Si al referendum?

“Sulla riforma si continuano a dire molte bugie! Non vi sono rischi per la democrazia! Finalmente si riducono le competenze delle Regioni che avevano permesso alla peggiore classe dirigente, ovunque, di fare cose indicibili! E si semplifica il processo legislativo riducendo le spese della politica. Certo, la riforma è scritta male e si poteva fare di meglio, ma è più pericolosa (potrei definirla truffaldina) la legge elettorale, che prevede l’“indicazione del capo” ed il premio ad un solo partito! Non mi preoccupano le imperfezioni, temo, piuttosto, la scelta del premier di personalizzare lo scontro! Non era necessario. Perché gli avversari avrebbero, comunque, colto l’occasione per trasformare il voto in una scelta a favore o contro il governo! Mi ha stupito l’errore dei 5 Stelle: quello di aver ragionato seguendo gli schemi e le convenienze dei politicanti. Hanno tradito la promessa di votare, di volta in volta, quello che era più giusto. Hanno  perso una buona occasione per assumere un atteggiamento nuovo rispetto ai vizi del vecchiume che vede, nella riforma, un pericolo per le note liturgie parlamentari. Peccato, una loro scelta a favore del SI avrebbe spiazzato tutti: Renzi più degli altri. E sarebbe stata una scelta veramente rivoluzionaria!”

Quella sua voglia di rivoluzione mi inquietava. Così come mi incuriosiva il suo concetto di comunità. Aveva perfettamente ragione: se i politici fossero sempre animati da buona fede e dalla volontà di anteporre il Bene Comune agli interessi di parte (dei loro clienti o dei loro padroni) l’impegno di ognuno si potrebbe concretizzare in un autentico “servizio”.Sarebbe tutto  più bello ed affascinante! Finirebbero le lotte finalizzate ad occupare posizioni di potere. Addirittura, “il potere” avrebbe un’unica e nobile finalità: quella di organizzare e guidare la vita delle comunità nel modo migliore possibile!

Mi stavo, come al solito, entusiasmando. Pensai, perciò, di portare la “signora” ad una più utile concretezza. Belle parole ed ancora più belle le idee. Si guardi attorno, però, e mi dica: come si può concretizzare la sua idea di comunità? Provi, ad esempio, a valutare la situazione politica nella mia città e mi dica: crede che certi sogni siano ancora realizzabili?

“Adesso, vuole essere cattivo con me! Io tentavo di farla volare alto e lei non solo mi fa tornare con i piedi per terra, ma mi costringe a sprofondare sottoterra!! Per un giudizio sulla classe politica che ha vissuto l’esperienza amministrativa dell’ultimo ventennio al Comune di Avellino mi servirò, modificandolo in parte, dell’aforisma usato  dall’artista cinese Ai Weiwei (nella bella mostra di Palazzo Strozzi, a Firenze) per definire il governo del suo Paese: “Per il Comune di Avellino ci vorrebbe  un vecchio computer con un solo tasto: DELETE (cancella)!” E’ sotto gli occhi di tutti, infatti, come  i politici (ed i partiti)  hanno portato la sua città nel baratro dal quale sarà molto difficile riemergere. E se dovessi scegliere chi, tra questi, può essere salvato, le dita  di una sola mano sarebbero certamente troppe.”

Ma come è potuto succedere tutto ciò? E di chi è la colpa?

“La crisi ha origine antiche. Un tempo, anche nella sua comunità, gli uomini politici avevano altri connotati:“erano” persone intelligenti, amavano il confronto, la discussione, il ragionamento. Poi, hanno cominciato ad aver paura di tutto ciò che potesse fare ombra  ai loro successi ed hanno pensato di “dover” essere eterni. La paura li ha indotti a selezionare quelli che potevano essere meno pericolosi per loro, anziché valorizzare le intelligenze che pure hanno incontrato. Un altro errore è stato quello di non riuscire ad immaginare un futuro migliore per la comunità, anche senza la loro diretta partecipazione.”

E questo che cosa avrebbe determinato? Sta parlando di storie del secolo scorso!

“Purtroppo, sono storie di grande attualità! La scelta degli incompetenti e dei burattini ha provocato il livellamento in basso della classe dirigente. Se pensa che alcuni di questi “prescelti” (che non conoscono, non solo, la grammatica e la sintassi ma nemmeno l’ABC della buona amministrazione) hanno raggiunto posizioni di rappresentanza di alto livello capirà il danno, irreversibile, fatto. Per le stesse ragioni, questi ultimi hanno imitato i maestri, scegliendo il peggio (rispetto a sé stessi), con un’unica qualità: la fedeltà cieca ed assoluta! Che tristezza! Perché la storia li ricorderà per questi errori, sintomi di una povertà intellettuale ben nascosta”.

Cosa consiglia, oggi che si è toccato il fondo? C’è possibilità di cambiare le cose o suggerisce l’espatrio?

“Qualcosa si può ancora fare: immagino un processo complesso e delicato che dovrebbe coinvolgere non solo alcuni esponenti politici ma soprattutto il meglio che la società civile può esprimere nella sua comunità. Se dovessi suggerire uno slogan, me ne viene uno vecchio ma assolutamente efficace, serve un  Comitato di Liberazione! Si, perché si tratta di fare una vera e propria “guerra di liberazione”: cominciando dalla mentalità accomodante, clientelare e passiva, di tanti avellinesi, (abituati ad accontentarsi dei piccoli piaceri, dei favoritismi, anche illeciti, che la magistratura ha portato a galla), per passare a quelli che lavorano nella pubblica amministrazione, (miracolati e riconoscenti a vita, che non capiscono i danni che fanno ai loro figli ed ai loro nipoti, credendo ancora a miracoli oggi impossibili),  per finire al mondo del lavoro, agli imprenditori (avvezzi ai finanziamenti che non arrivano più) o ai professionisti (che registrano l’esaurimento dei clienti, perché l’economia langue e la disoccupazione cresce). Insomma, serve una vera e propria lotta per la Libertà: delle coscienze, delle persone, dei comportamenti e, conseguentemente,  delle Istituzioni!”

E crede che sia possibile, che sia facile? Sa quante persone in buona fede ci hanno provato? Certi brutti vizi sono troppo consolidati per riuscire a sconfiggerli!

“So bene che non è una cosa facile. Ma è l’unica cosa giusta che gli avellinesi possono fare! Il problema è riuscire a coinvolgere quelli che in questi ultimi vent’anni hanno sofferto le insufficienze di questa classe dirigente. Senza lasciare  a costoro la possibilità di inventare rimedi e soluzioni che sfruttino i bisogni di tante persone per bene per illuderli in un cambiamento che, fatto da loro, non ci sarà mai! Vorrei provare a ragionare con i suoi lettori di quello che si può fare. Mi lasci aggiungere che la situazione, oggi, è assolutamente favorevole! O lei crede che i suoi concittadini non abbiano consapevolezza del degrado e dello sfascio nel quale questa classe politica ha portato la sua comunità e che non siano stanchi di tutto ciò ?”

Avrei voluto dirle che ero d’accordo, che la sua era un’idea interessante, che già altri avevano pronunciato quella parola “santa”  (liberazione) per associarvi un progetto nuovo per la città.

Avrei voluto spiegare che il processo mi appariva chiaro: da un lato, c’erano quei partiti (di maggioranza o di finta opposizione) che avevano provocato il degrado, dall’altro c’era il Bene di Avellino. Da una parte c’erano i politici (gli eletti, gli assessori scelti per fare da copertura all’insufficienza mentale di capi e capetti locali) dall’altra c’erano quelli che avevano messo a nudo le incapacità dei personaggi da operetta che imperversano con la loro nullità: quelli che amano “sorridere e/o recitare” mentre intervengono in una pubblica assise; quelli che sbagliano i congiuntivi e le finali ed infine, quelli che sarebbero stati cacciati, persino, dal Bar dello Sport, per la comprovata incapacità a sostenere un ragionamento sulle qualità di un calciatore o sulle scelte di un allenatore ed invece siedono da anni in consiglio comunale!

Mi interessava, però, scoprire cosa la “signora”, con la sua esperienza e con la sua fantasia, potesse immaginare per combattere questi avversari. Lei che è così fiduciosa, cosa consiglierebbe?

“Io proverei a fare un appello alla coscienza civica degli avellinesi. Mirando a privilegiare tre, distinti, destinatari: i responsabili dei 5Stelle ad Avellino; i giovani e qualche dirigente con lo sguardo lungo della Sinistra e, forse, anche qualcuno di quelli che, dall’interno del PD, ha tentato di opporsi al degrado; in ultimo i cittadini e la loro voglia di cambiamento, di trasparenza, di legalità e di buona amministrazione”.

Non crede di correre troppo e di ipotizzare collaborazioni troppo ardite,  quasi impossibili?

“Si tratta di capire se gli uomini e le forze politiche cui ho accennato vogliono avere qualche speranza di sconfiggere la mala-politica o no. Mi spiego, nessuno di loro, da solo, potrà abbattere il sistema di potere e clientelare che domina in città e che ha la stessa, antica, “matrice”. Ha mai riflettuto sul fatto che, nella sua terra, centro-destra e centro-sinistra sono del tutto simili? Che, quando si sono alternati, alla guida di qualche Ente locale o di servizio, non è cambiato niente: anzi, che i nuovi hanno fatto peggio dei predecessori? Che sono bugiardi e spregiudicati e potrebbero ancora far presa sugli elettori, perché sanno come si fanno le campagne elettorali, utilizzando servi sciocchi e persone ingenue o in buona fede? Perciò, l’unica possibilità di liberare la città può passare “anche” dall’intesa con (e tra) quelli che hanno avuto minori responsabilità del degrado. Ad una precondizione: che nessuno creda di essere “il più bravo” o il “possessore della verità” e che tutti siano disponibili a “servire” la comunità prima dei loro partiti, delle loro idee, delle loro ambizioni e dei loro interessi. E’ difficile, sembra impossibile, ma si può fare!”.

E’ una proposta ingenua: i 5Stelle sono allergici ad ogni collaborazione (la distinzione rispetto agli altri partiti è un loro marchio di fabbrica); gli uomini della sinistra hanno la nota “puzza al naso”, figuriamoci se vorranno contaminarsi con i grillini; infine, la società civile, ad Avellino, sembra più uno slogan che un gruppo di persone disposte ad un impegno concorde!

“Queste sue obiezioni mi piacciono: sono vere e complesse. Ma le chiedo: è meglio provare a superare queste difficoltà o bisogna rassegnarsi alla riedizione del passato? E la domanda, se vuole, la proporrei alle forze politiche cui ho pensato, prima ancora che ai cittadini.”

Ma come superarle queste obiezioni e queste difficoltà?

“Veda, se i 5Stelle e la Sinistra (“unita” a quelli del PD che già respirano aria di libertà) si sforzassero di entrare in sintonia con la cosiddetta società civile: scegliendo, ognuno di loro, un candidato sindaco fuori dagli apparati di partito, sarebbe già un bel passo avanti. Poi, immagino che ognuno dei due schieramenti lavori per organizzarsi sul territorio, con più liste civiche di appoggio (liste di quartiere, liste di associazioni, liste di qualità e di partecipazione). Il percorso, però, dovrebbe nascere da una precondizione determinante: coloro che si candideranno (spero siano in tanti) non avranno come unico obiettivo il prestigio personale, con l’elezione in Consiglio Comunale. Tutti dovranno essere determinati a “rendere un servizio” alla città, ognuno, mettendo a disposizione capacità, intelligenza, fantasia e volontà di essere utili al Bene di tutti!”.

Lei è veramente convinta che ciò sia possibile?

“Niente è facile, ma niente è impossibile: pensi ai risultati ottenuti dal M5S in così poco tempo; pensi alla voglia di onestà e di trasparenza che c’è nella sua città; provi ad immaginare che anche gli avellinesi potrebbero decidere di mandare a casa i “polli da batteria”, gli uomini di apparato “invisi” alla pubblica opinione. Provi a “sentire” dove può soffiare il vento di una protesta sacrosanta e senza precedenti! Piuttosto, mi lasci completare il ragionamento. E’ essenziale che questi due schieramenti, pur distinti, si sforzino di dialogare e di confrontarsi, da subito, sulle cose da fare, trovando le intese possibili sui programmi, prima ancora che sulle persone. Così, se alla fine del dialogo e del confronto non riuscissero a convergere su un unico candidato, potrebbero, comunque, lasciare aperta una via di comunicazione tra loro per mettersi insieme al ballottaggio e vincere. Mi rendo conto che alcuni passaggi sembrano difficili da digerire ma per sconfiggere certi avversari, infidi e pericolosi, è necessaria tanta umiltà, molto coraggio ed una grandissima fantasia! Ora, la prego, abbandoni quello sguardo scettico. Io ho solo provato a rispondere alla sua domanda, offrendole un mio contributo. Non credo che le mie idee siano “vangelo”: l’importante è che si cominci a parlare di queste cose, perché il tempo scorre solo a favore di quel peggio che non vuole morire e che ha distrutto tutto ciò che di bello e di buono c’era nella sua città. Per questo, faccio i migliori auguri ai suoi concittadini: ne hanno davvero bisogno”.     

La sua passione mi sconvolgeva: la “signora” riusciva a sognare anche rispetto alle difficoltà più evidenti! Il suo fascino stava tutto lì: in quella sua perenne giovinezza mentale. Malgrado la sua veneranda età (meglio non dirla, per non spaventare qualche giovane lettore) sembrava una ragazzina: tanto era forte il suo desiderio di farsi coinvolgere nella vita delle persone. Sarei stato ancora per ore ad interrogarla, persino sui destini del mondo. Capii che il tempo stava per scadere ed allora provai a tentarla con una previsione sul futuro del nostro Paese.

Chi vincerà al referendum? E cosa succederà il giorno dopo un voto così difficile e divisivo?

“Non sono una veggente e non mi va di fare previsioni! Renzi ha fatto l’errore di intestarsi, quasi da solo, la propaganda a favore della Riforma. Avrebbe fatto meglio a dare più spazio, in TV, ai suoi avversari: una specie di “Blob” con le immagini e la babele di argomentazioni dei vari Berlusconi, De Mita, Salvini, D’Alema, Grillo, Monti, Fini, Vendola, Brunetta, Travaglio, Pomicino e  Tremonti (con le mucche di Bersani a fare da  sfondo). Gli italiani avrebbero capito meglio per cosa votare ed il risultato sarebbe stato scontato! Così, invece, l’esito del voto sarà al fotofinish”.

Ma sul dopo voto, sull’incertezza in merito alla legge elettorale, cosa ci può dire?

“Il referendum non mi piace anche per questo! Ogni volta che ci si divide (da una parte i buoni dall’altra i cattivi) non si fa un buon servizio alla democrazia. A maggior ragione in una fase così complessa come quella attuale. Perché, dopo che le forze politiche se le sono date di santa ragione sarà più complicato ripristinare un minimo comune denominatore (l’impegno per il bene di tutti) che dovrebbe presidiare ogni decisione politica. Non solo, ma quando il risultato del referendum dirà chi ha vinto e chi ha  perso sarà difficile convincere soprattutto quelli che avranno vinto della precarietà del risultato! Le faccio un esempio: immagini che ad Avellino vinca il SI, il PD locale si intesterà la vittoria e proverà a passare un colpo di spugna sui misfatti amministrativi. Come se i cittadini li avessero premiati: una vera e propria mistificazione! Lo stesso succederà, in caso di voto contrario, a tutti i livelli: la manipolazione del risultato dominerà nel dibattito politico e sarà difficile capire ( e spiegare) chi avrà avuto ragione! Quanto alla legge elettorale, essa sarà modificata comunque, perché nessuno vuole far vincere i 5Stelle (a ben riflettere, non lo vogliono nemmeno loro: perciò hanno scelto il NO) come è successo già nei comuni importanti”.

Ma ci saranno cambiamenti nel governo, nella maggioranza e nella linea del PD?

Il problema vero sta nella difficoltà di questa classe dirigente a “ragionare” oltre gli interessi immediati e di parte, a guardare al futuro del Paese. La vittoria del SI potrebbe incoraggiare Renzi ad elezioni anticipate, nella certezza di avere dalla sua parte la maggioranza del Paese. La vittoria del  No, per contro, potrebbe portare altra confusione: una crisi di governo ed il tentativo di ribaltare la maggioranza all’interno del PD. La “lezione americana” (la vittoria di Trump) è troppo “fresca” per aiutare i politici italiani a capire dove (e perché) soffia il vento della protesta. E’ evidente che essi annaspano da tempo: come i pesci rossi dell’acquaio dal quale qualcuno sta togliendo, lentamente, tutta l’acqua sporca nella quale sono abituati a nuotare. Perciò, il loro futuro sarà tutt’altro che facile!”.

Ora che siamo al termine della nostra chiacchierata, che consigli darebbe ai lettori del Ponte?

“Vorrei sollecitarli a non lasciarsi sedurre dalla tentazione della disperazione rispetto alle difficoltà che si incontrano nel tentativo di rinnovare la classe dirigente. Anche se, a volte, “l’impotenza ed il fatalismo non mancano di un certo fascino”, l’atteggiamento più giusto deve essere quello di riuscire a resistere, creando nuove strategie, proponendo nuove strade, evitando di farsi sommergere dal vecchio! E Simone Weil ci suggerisce come:“la ragione comune deve estrarre dal fodero la spada a due tagli: odio del vizio ed amore della virtù”! Ecco, spero che gli italiani, da una lato, continuino a combattere il malaffare (l’odio del vizio), ovunque si manifesti o si annidi, e dall’altro, ravvivino “l’amore della virtù”: la speranza ed il desiderio di un rinnovamento della politica e degli uomini chiamati ad attuarla! In ultimo, mi permetta di richiamare l’attenzione dei suoi lettori sul principio indicato da Papa Francesco, nel capitolo della Evangelii Gaudium dedicato al Bene Comune (al n. 222): “Il tempo è superiore allo spazio”! Un’indicazione chiara soprattutto per chi vuole impegnarsi in politica: perché “dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi”. Le rivoluzioni, i cambiamenti  hanno bisogno di un lavoro serio ed organizzato nel tempo! Lei sa bene, però, che l’errore più frequente della classe politica è quello di “privilegiare gli spazi di potere al posto dei tempi dei processi”. Provi a riflettere e converrà con me che questo concetto ha in sé  una verità elementare che certi  politici, anche tra quelli che lei ha avuto occasione di conoscere, non riusciranno mai ad intendere”!

L’intervista si era conclusa: l’amica laica aveva richiamato principi ed insegnamenti a me cari, per aiutarmi a capire. Ero compiaciuto per le valutazioni, i giudizi, le citazioni e le metafore della vecchia signora. Lei intuì il mio stato d’animo, condivise la soddisfazione ed anticipò ogni altra domanda: “Torni quando vuole, basterà una telefonata e sarò lieta di riceverla, di scambiare quattro chiacchiere e di soddisfare ogni sua curiosità. Debbo confessarle che sono contenta di averla incontrata: mi sento un po’ meno triste e meno preoccupata! Sa, succede a tutti, di fronte ad un problema parlarne con gli altri fa solo bene, mentre chiudersi in sé stessi fa crescere l’angoscia! Ed alla mia età questa non fa bene”.

Mi alzai dal divano e mi avvicinai per salutarla, le presi la mano chinandomi come se avessi voluto baciargliela. Lei, sorridendo, me la strinse forte e, con garbo, mi attirò a sé e mi abbracciò, sussurrando: Ho passato un bel pomeriggio, la ringrazio per questo. E non dimentichi di salutarmi i lettori del suo giornale!

 

 

 

 

 

 

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