Se il Procuratore della Repubblica Cantelmo va via…

Di tutto quanto è accaduto nelle ultime settimane in Irpinia, ciò che desta, a mio avviso, maggiore preoccupazione è l’indiscrezione secondo la quale il Procuratore della Repubblica di Avellino, Rosario Cantelmo, potrebbe lasciare Avellino per un altro incarico, più prestigioso e sicuramente meritato per aver servito con impegno e dedizione la magistratura e le Istituzioni.

Le numerose inchieste che coinvolgono vari Enti, tra cui il Comune capoluogo, il Teatro Carlo Gesualdo, l’ACS, l’ASL… rappresentano, di fatto, la cartina di tornasole di un tessuto sociale contaminato dalla mala pianta della corruzione. Altrove tutto ciò avrebbe preso il nome di mafia, camorra, n’drangheta… qui invece si chiama “cattiva politica”, questo è il nome che racchiude persone e fatti che, talvolta, controllano appalti, incarichi professionali, lavoro, assunzioni. Il silenzio è comprato  a suon di sponsorizzazioni, convenzioni e pubblicità. Il giro di affari ed interessi è molto grande, basta guardarsi intorno per comprendere il danno arrecato al territorio ed alla comunità che vi abita. C’è un evidente danno urbanistico ed uno ancora più grave: un danno antropologico, visibile nelle coscienze rassegnate di chi ha deciso, anche perché costretto, di restare e nelle decisioni di tanti giovani che hanno scelto di lasciare la nostra provincia.        Se il dottor Cantelmo (foto a lato) dovesse andare via ora c’è il rischio concreto che l’azione di “risanamento” possa restare incompiuta. Se chi ha agito finora, pensando di poterla fare franca, ignorando le leggi, dovesse uscire indenne dalle recenti inchieste, allora davvero per questa terra e per chi la abita con onestà non ci sarà più futuro.
Montesquieu diceva che la legge è come una rete dove rimangono impigliati i pesci piccoli, mentre quelli grandi la sfondano. Qui c’è bisogno di rinforzare le maglie della rete, bloccare i “pesci grandi”, è solo così che i cittadini potranno riacquistare la fiducia nelle Istituzioni.

Sappiamo bene che la Procura, benché guidata da un’unica persona, è composta da una squadra e che, pertanto, i meriti del lavoro di Cantelmo vanno necessariamente condivisi con i sostituti ed i collaboratori. Proprio perché crediamo nel gioco di squadra auspichiamo che le cose non cambino, che il dottor Cantelmo resti ad Avellino e continui il lavoro intrapreso.
“Non c’è tirannia peggiore di quella esercitata all’ombra della legge e sotto il calore della giustizia” (Montesquieu).

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