RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI: APOCALISSE NEL 2050

 

Ci spaventano i tanti, troppi problemi della sanità in Italia, ma quelli che il mondo andrà a vivere tra qualche anno ci spaventano ancora di più. Il primo e più attuale è l’inquinamento, che uccide ogni anno nel mondo 12 milioni e 600mila persone. La colpa è dell’acqua non proprio “potabile”, dell’aria inquinata, dei cambiamenti climatici, delle radiazioni, delle esposizioni chimiche e della contaminazione del suolo. Tutto ciò che abbiamo ora elencato è la causa di ben 103 malattie completamente connesse con l’inquinamento. A pagare di più le conseguenze sono i bambini e gli anziani, con il Sud Est asiatico in testa, seguito dal Pacifico occidentale e dai Paesi africani, dove spicca il dato di 846mila morti per malattie “diarroiche”.  Il secondo punto problematico riguarda la tubercolosi, che negli anni 90 era diminuita ai minimi storici, ma nel 2014 un milione e mezzo di persone sono morte per tale malattia. Insieme all’AIDS la TBC costituisce la prima causa di mortalità infettiva nel mondo. Eppure grazie alle diagnosi precoci ed alle terapie si calcola che si strappano letteralmente alla morte ben 43 milioni di persone. Nonostante questa “bella” notizia, continuano  nel mondo a morire 4.400 persone al giorno. Nel nostro Paese, la TBC raggiunge il numero di 5.000 casi annui e dal 2012 è stato introdotto un nuovo antibiotico: la bedaquilina, che sta soppiantando i vecchi farmaci antitubercolari. é proprio grazie a quest’ultimo ritrovato della scienza farmaceutica che il numero delle vittime  riesce ad essere contenuto. Il terzo problema riguarda le infezioni ospedaliere, con cifre in Italia che arrivano a 7.000 decessi l’anno e 700mila casi registrati. Nella nostra regione il 5% degli ammalati ricoverati negli ospedali e nelle cliniche convenzionate, é costretto a prolungare la degenza per il sopraggiungere durante il ricovero di problemi infettivi. E’ vero che la maggior parte dei casi riguarda sepsi delle vie urinarie che si risolvono in pochi giorni, ma sono comunque  da considerarsi aggravi per il servizio sanitario nazionale. Nei casi invece di polmonite batterica si possono arrivare a degenze di un mese oltre il preventivato. Come sempre le infezioni in genere e quelle ospedaliere in particolare mettono a rischio i bambini e gli anziani, ma sono da considerare anche altri due fattori sfavorevoli nel senso della prognosi: l’obesità e la malnutrizione. Questi due ultimi aspetti, se contemporanei, fanno scattare tempi di guarigione (anche delle ferite)molto più lunghi. Qualche settimana fa è apparsa una notizia che aggrava il quarto punto della problematica di salute in Italia e nel mondo: è stato isolato il primo batterio resistente a tutti gli antibiotici oggi in commercio, compresi quelli ad esclusivo utilizzo ospedaliero. La terribile notizia viene dagli Stati Uniti aprendo a problematiche di severi pericoli a livello di infezioni. Tra poco, quindi, saremo nell’era post-antibiotica o peggio in quella pre-antibiotica. Tale batterio riscontrato a seguito di infezione urinaria, è stato dimostrato resistente anche alla colistina, il farmaco per le infezioni più difficili. Come se non bastasse la problematica così importante, viene anche segnalata la resistenza agli antibiotici da parte di germi di origini alimentari. Ad oggi sono quasi 5mila i ceppi batterici resistenti, con il 10% di questi del tipo della salmonella. Il rischio per l’uomo è legato al consumo di carne di maiale e di manzo infetti o l’acquisto di animali vivi e per questo non controllati nelle sedi di macellazione. Tutti questi problemi che abbiamo evidenziato sono in corso di “sviluppo”, nel senso che nel 2015 già si sono contate 45mila morti in più dell’anno precedente: un numero straordinariamente alto. Sono state messe in campo giustificazioni del tipo che oggi con la crisi economica che mina alle radici il sistema sanitario nazionale ci si cura sempre peggio e ci ammaliamo di più. L’Agenzia Nazionale per la Salute  riporta 8mila decessi legati alla mancanza, folle e stupida al tempo stesso,  delle vaccinazioni ed in 15mila morti quelle legate all’invecchiamento della popolazione, per cui non si raggiungono le cifre da guerra mondiale che si sono ottenute durante lo scorso anno. Speriamo che quello in corso si rilevi un anno decisamente migliore, anche perché, se continua ad aumentare la antibiotico-resistenza, si calcola che nel 2050 ci troveremo di fronte ad una vera e propria apocalisse, con 10 milioni di morti per fallimento terapeutico. Oggi, solo in Europa e negli Stati Uniti, 50.000 persone perdono la vita a causa dell’antibiotico-resistenza, anche inizialmente creata dall’uso e dall’abuso smodato di farmaci che spesso le mamme “usano”  autonomamente ed automaticamente per i propri  bambini ma, soprattutto, per la loro tranquillità. Oggi non è più consentito usare farmaci così importanti senza un criterio ben preciso. Oramai siamo ai livelli in cui la tbc e la gonorrea erano giunte nell’era pre-antibiotica. Una cifra per tutte: abbiamo il riscontro di 480mila casi nel mondo di tubercolosi multiresistenti, che danno 190mila decessi all’anno. Quindi, si deve porre subito rimedio, perché altrimenti rientriamo nel Medioevo e l’uso degli antibatterici deve essere il più appropriato possibile. Al momento è l’unica via. Per evitare l’apocalisse che abbiamo immaginato possibile, se non si cambia registro, c’è da dire che la ricerca si muove in due direzioni. La prima riguarda la cosiddetta terapia “fagica”, con l’utilizzo di virus che sono predatori naturali dei batteri, uccidendo così anche quelli resistenti agli antibiotici. Furono usati nel Paesi dell’Est europeo dove, fino alla Seconda Guerra Mondiale, non esistevano gli antibiotici comunemente intesi. Dopo la terapia fagica, che è attualmente in studi clinici avanzati in varie università ed ospedali del mondo, c’è la notizia, da qualche mese a questa parte, che tra 10mila antibiotici in studio  alla Facoltà Medica di Boston vi è il riscontro di uno soltanto (la teixobactina a bersagli multipli), capace di debellare i tre super batteri super resistenti: Clostridium Difficile, Mycobacterium Tubercolosis e Staphylococcus Aureus. Siamo tutti contenti, ma a creare la resistenza totale ad un antibiotico ci vogliono solo trent’anni……..
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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