IL TANGO: PIU’ CHE UN BALLO UNA TERAPIA

 

 

Si è sempre saputo che il tango (dal latino tangere= toccare) sia un ballo argentino e poi uruguaiano, ma col tempo è stato inquadrato come una vera e propria poetica di espressione del corpo, un linguaggio tra i due partner. Anche lo strumento che si utilizza per l’accompagnamento è particolare (bandeneon) a metà tra fisarmonica ed organetto e che dà al suono una malinconia particolare. Si suona anche il pianoforte, il violino ed il contrabasso, ma nessun suono che derivi da una percussione.  Come tutti sanno il tango è nato in Argentina da “genitori” italiani o da figli di italiani ed ebbe lo stesso grande successo in Uruguay. Anche il “nuevo” tango (o “elettronico”) ha origini nostrane in quanto l’inventore Astor Piazzolla aveva il padre pugliese e la madre toscana. Enrique Discepolo, un grande compositore figlio di napoletani, diceva che il tango “è un pensiero triste che si balla” e si balla con eleganza e passione oggi in tutto il mondo con festival ed eventi e scuole a diffusione capillare. E’ un successo enorme, senza precedenti, rispetto ad altri stili di danza. Si dice che il tango più che un ballo sia un linguaggio, un linguaggio del corpo, tanto è vero che la coppia non comunica durante l’esibizione. La lingua del tango è il lunfardo, un miscuglio di vari dialetti degli immigrati con molte parole napoletane e genovesi. Il tango argentino è stato ufficialmente dichiarato “patrimonio mondiale dell’umanità” dall’Unesco, come bene intangibile e salvaguardia della conoscenza e dell’espressione.  Con l’aumentare della diffusione è aumentato il suo utilizzo in campi ben diversi da quelli per cui era nato. Infatti non si parla di scuola di danza, ma di laboratorio di “tangoterapia”, perché oramai questo ballo argentino/uruguaiano lo si utilizza per combattere l’obesità, il diabete, la depressione, l’invecchiamento, il Parkinson e l’Alzheimer. Il ballo è stato sempre visto come attività fisica che, congiuntamente alla dieta, poteva combattere efficacemente l’obesità, ma con il tango non ci si ferma solo all’aspetto fisico-nutrizionale, ma investe anche il campo di una vera e propria riabilitazione che è anche riabilitazione  psicologica e che contribuisce non solo a ridurre il rischio cardio-vascolare, ma anche a migliorare, in maniera globale, lo stato di salute di un individuo che non si riusciva a far dimagrire. In pratica è una terapia di gruppo che è efficace a livello individuale. Dall’anno 2008 la “tangoterapia” è una disciplina a se stante nell’ambito delle “Terapie espressive” o “Artiterapie”, discipline professionali non regolamentate da ordini o da collegi e che, in base ad una legge del 2013, hanno dignità non solo di esistere, ma di essere considerate risorse complementari ed aggiuntive per la cura, la riabilitazione e la prevenzione di diverse forme di disagio. Siamo partiti dall’ippoterapia e siamo arrivati alla musicoterapia, alla teatroterapia, fino alla danza ed al movimento in senso stretto. L’arte è stata sempre considerata la più antica e diffusa terapia sociale anche perché sviluppa la creatività, elemento relazionale e fattore di benessere non solo personale, ma collettivo. Con queste premesse la tangoterapia, con la possibilità di migliorare il rapporto con il proprio corpo e la gestione dello stesso, dopo l’obesità si è iniziata ad utilizzarla nella cura della depressione. Inizialmente era stata sperimentata per i pazienti affetti da Morbo di Parkinson  e nelle prime avvisaglie (iniziali deficit cognitivi) del Morbo di Alzheimer, per migliorare l’equilibrio e il movimento. Oggi sono diversi gli ambiti riabilitativi in cui si utilizza il tango: a livello di patologie cardiache dopo interventi chirurgici e dopo infarti, nell’ipertensione arteriosa, nelle insufficienze respiratorie lievi e moderate e nel diabete mellito. In Argentina questo tipo di ballo è considerato un trattamento complementare a quello farmacologico nei pazienti con Alzheimer, perchè sono stati riscontrati vantaggi in termini di qualità di vita ed in particolare nella riduzione dell’ansia e dell’irrequietezza. Migliore, poi, l’integrazione, il livello di autostima ed il tono dell’umore. In due ospedali dedicati alla riabilitazione in Italia (Verbania e Milano San Giuseppe) il tango fa parte dei percorsi riabilitativi, anche perché il ballo argentino rappresenta un’attività fisica di tipo aerobico. In una recente pubblicazione a riguardo dell’Università di Washington sono stati esposti i dati sul miglioramento della motilità a livello funzionale e che è risultato importante nella scala dell’equilibrio. Il successo nel Morbo di Parkinson è dovuto al fatto che si tende al recupero dei meccanismi e degli automatismi motori perduti. Anche contare i passi ad alta voce è importante, anche perché rappresenta uno strumento per stimolare la continuità del movimento.  Anche nel mondo del Morbo di Alzheimer si fa ricorso alla tangoterapia per attivare la produzione di ossitocina, molto efficace nella cura, anche oncologica, contro il cancro, perché è un ormone che rende generosi, fiduciosi ed empatici. Nell’Ospedale MONALDI di Napoli, presso il Servizio di Cardiologia Riabilitativa, si utilizza il tango nei percorsi riabilitativi del percorso oncologico. Il successo della tangoterapia è legato al miglioramento della consapevolezza corporea del paziente, alla sconfitta dell’ansia e della depressione, al miglioramento dell’autostima, ma anche dell’equilibrio statico e dinamico, al trattamento delle fobie, al mantenimento della salute cerebrale nell’anziano, fino al potenziamento dell’apparato cardio-vascolare, polmonare e muscolo-scheletrico. Con il tango, miscuglio di poesia, musica e linguaggio del corpo, il benessere percepito è tale che, anche se non è utilizzato come una terapia, svolge comunque il proprio compito, un ruolo efficace fatto di momenti di rielaborazione cognitiva condivisa. Non è una semplice musica per ballare, ma è il pensiero dell’individuo che balla, che si diverte e che guarisce dai propri mali.
Gianpaolo Palumbo                         gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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