IL DISGUSTO CI ALLONTANA DALLE INSIDIE DELLE INFEZIONI

 

 

Gli abbracci, i baci, le risate significano batteri. Gli amici che sono venuti a farci gli auguri per le recenti festività ci hanno regalato 38 milioni di batteri all’ora, di cui 10 milioni emessi dalla pelle ed il resto con la respirazione. Lo studio di cui riportiamo i dati, è stato pubblicato dall’Università di Chicago ed è stato coordinato dal Professor Jack Gilbert, che insegna ecologia ed evoluzione. Gli amici sono amici e va bene, ma l’uomo possiede un’arma per allontanare le minacce delle infezioni ed è il disgusto. Anzi, se non fossimo stati dotati di questa emozione/sensazione, non saremmo sopravvissuti a lungo sul nostro pianeta. Insieme alla sensazione di paura, che ci fa scappare e ci ha fatto sempre scappare davanti ad insidie di situazioni terribili o davanti ad animali inferociti, insieme a tante altre situazioni di pericolo, il disgusto per il cibo avariato, per le pustole sulle pelle delle persone che incrociamo, per esantemi particolarmente evidenti, ci ha aiutato a “fuggire” per sopravvivere. Ci fa senso bere in uno stesso bicchiere, dopo che ha appena bevuto un signore, prima di noi al bar e non è stato lavato, ma non ci fa senso la saliva del nostro o nostra partener dopo un bacio, anzi…. Da sempre fuggiamo dalle fonti di contagio con consapevolezza perché, mentre la paura è dettata dall’istinto, il disgusto si impara. L’esempio classico che si fa in questo caso è quello che l’uomo non mangia il pane con la muffa, ma adora il formaggio Gorgonzola, che gode di un successo planetario, solo perché è un semplice stracchino con l’aggiunta di muffe di latte. Abbiamo opportunamente citato il formaggio italiano con la muffa, che ha scarso o nullo successo solo in Giappone, dove il Gorgonzola è considerato repellente. Eppure a Tokyo e dintorni riescono a mandar giù un piatto (il natto’) ottenuto dalle fermentazione della soia, servita con il riso. Un’altra chicca del genere arriva dall’Islanda, dove trovano delizioso un piatto rivoltante: l’hakarl, che non è altro che carne di squalo fermentata in una fossa ricoperta da una crosta per farla ….peggiorare meglio. Una volta tolta via la crosta, si sente solo un terribile cattivo odore di ammoniaca. Beati loro. In Italia esiste, oltre al Gorgonzola molto diffuso, un formaggio di nicchia (Casu marzu) prodotto dai pastori della Sardegna, ed il cui interno è costituito da una crema ”prodotta” dall’azione di larve della Piophila Casei, mosca casearia per… eccellenza. Dopo aver dissertato su squali marci e formaggi infestati, che sono rivoltanti anche solo a descriverli, passiamo all’importanza del disgusto nello sviluppo dell’umanità. Esiste una “disgustologa” ed è la Professoressa Valerie Curtis e dirige il Centro per l’igiene e le malattie tropicali a Londra, la quale afferma che noi uomini siamo disgustosi, in quanto veicoli di microbi e parassiti. Purtroppo, dobbiamo vivere insieme agli altri uomini per cui dobbiamo avvicinarci a loro imparando a non disgustare gli altri usando, oltre alle buone maniere, abiti puliti indossati su corpi per la maggior parte puliti, e non sporchiamo il salotto altrui e non usiamo il loro spazzolino da denti, e via di seguito. In pratica, rispettiamo delle regole comunicando il disgusto con espressioni facciali ben chiare, tanto che una faccia “schifata” rivolta ad una determinata persona la mette in imbarazzo e la carica di vergogna. Dice la Curtis, nel lavoro pubblicato dall’Università di Oxford, che : ”l’espressione di disgusto è un potente mezzo per far sì che gli altri smettano di infettarmi , ma anche di comportarsi male con me”. Secondo gli studi della igienista londinese, dalle buone maniere si è passati ad affrontare i rischi della contaminazione fisica vera e propria. Quindi, il disgusto viene visto e considerato come un sistema immunitario del comportamento, che stenta a decollare perché spesso “contiene” le tendenze più deleterie dell’uomo: la xenofobia, le discriminazioni in genere ed il razzismo in particolare. Si usa il disgusto per fomentare l’opposizione a gruppi sociali diversi ed avversari, anche perché dovremmo essere consci del suo meccanismo che esuli dalle emozioni e sia ad impronta razionale, evitando di portarci dentro la tendenza a respingere chi è diverso da noi. Quindi, il disgusto, nato per proteggerci dal cibo andato a male o da fonti di presunto contagio o da persone portatrici di patologie visibili conosciute e non, si è evoluto per aiutarci, per proteggerci. Il Professor Herz, disgustologo tedesco, consiglia di esporsi a ciò che ci crea repulsione, in maniera da desensibilizzarsi a quel determinato stimolo. Herz consiglia anche di vedere più volte serpenti, ragni ed insetti vari, per sviluppare nella mente l’idea che non costituiscono un pericolo. Sarebbe addirittura meglio andare a cena in un ristorante orientale e…. mangiarli. Sono innoqui e oggi sono anche approvati per l’utilizzo nei ristoranti del vecchio continente, dove incominciano ad essere “accettati” ed a piacere. Dunque, alla luce di queste ultime considerazioni, possiamo affermare che l’emozione/repulsione si fonda sull’apprendimento ed infatti i bambini piccoli sono insensibili al disgusto. I piccoli iniziano ad essere “schizzinosi” dopo aver visto che determinate sostanze od oggetti vengono considerati repellenti da chi è più grande di loro. In chiusura, potremmo anche provare consolazione per il fatto che anche noi che siamo andati a fare gli auguri agli amici abbiamo trasmesso loro i famigerati 38 milioni di batteri all’ora. Possiamo essere arcicontenti perché, tutto sommato, questi germi possono stimolare il sistema immunitario dei nostri conoscenti che risulta essere indebolito da una igiene che si va facendo sempre più eccessiva e che non ci permette di essere in contatto con i “cattivi” batteri. Quindi, il “disgusto” sbaglia, in questo caso, a tenerci lontano dalle tante insidie delle infezioni, anche perché poi i 38 milioni all’ora di batteri li abbiamo “dati”, ma contemporaneamente anche “avuti”.
Gianpaolo Palumbo
gianpaolopalumbo.ilponte@gmail.com

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