Il nome di Dio è Misericordia

Il nome di Dio è Misericordia

 

Papa Francesco nella parte finale del libro intervista intitolato “Il nome di Dio è Misericordia”, scritto insieme al vaticanista Andrea Tornielli, edito da Piemme e dalla Libreria Editrice Vaticana, torna a parlare della corruzione. Questa “non è un atto, ma una condizione, uno stato personale sociale, nel quale uno si abitua a vivere. Il corrotto è così chiuso e appagato nella soddisfazione della sua autosufficienza che non si lascia mettere in discussione da niente e da nessuno. Ha costruito un’autostima che si fonda su atteggiamenti fraudolenti: passa la vita in mezzo alle scorciatoie dell’opportunismo, a prezzo della sua stessa dignità e di quella degli altri”.
Quindi, ripete ancora una volta il Papa: “il corrotto è quello che s’indigna perché gli rubano il portafoglio e si lamenta per la scarsità di sicurezza che c’è nelle strade, ma poi truffa lo Stato evadendo le tasse, e magari licenzia i suoi impiegati ogni tre mesi per evitare di assumerli a tempo indeterminato o sfrutta il lavoro in nero. E poi si vanta pure con gli amici per queste sue furbizie”.
Ho già trattato l’argomento, in passato; oggi, ritengo doveroso capire meglio il disegno “etico e spirituale” del Santo Padre. Perché sono convinto che il tema della corruzione sia centrale nella vita delle nostre comunità! Perché sono certo che solo sconfiggendo l’indifferenza e l’assuefazione al fenomeno della corruzione le nostre comunità potranno migliorare. Perché, il problema della corruzione non tocca solo i politici ma tutti: a partire da quelli che svolgono ruoli e funzioni che possono essere oggetto di tentativi di corruzione, fino a quelli che, a volte, fanno scelte e proposte corruttive rispetto alla correttezza dei comportamenti o, infine, a quelli che giustificano la corruzione perché finalizzata ai modesti privilegi o vantaggi ottenuti!
Fa bene il Papa a mettere il dito nella piaga e farebbe meglio la Chiesa tutta (i Pastori, i gruppi, i movimenti…) a dedicare una riflessione non superficiale né occasionale al problema. Con un impegno costante e continuo, finalizzato ad educare i credenti, per prevenire il fenomeno prima ancora di censurarlo.
E’ drammatica l’affermazione del Santo Padre quando scrive che “il corrotto è quello che magari va a messa ogni domenica, ma non si fa alcun problema nello sfruttare la sua posizione di potere pretendendo il pagamento di tangenti. La corruzione fa perdere il pudore che custodisce la verità, la bontà, la bellezza. Il corrotto spesso non si accorge del suo stato, proprio come chi ha l’alito pesante e non se ne rende conto. E non è facile per il corrotto uscire da questa condizione per un rimorso interiore. Generalmente, il Signore lo salva attraverso le grandi prove della vita, situazioni che non può evitare e che spaccano il guscio costruito poco a poco permettendo così alla grazia di Dio di entrare. Dobbiamo ripeterlo: peccatori sì, corrotti no!“.
Quanta verità nelle riflessioni del Papa in merito alle “difficoltà” per il corrotto ad uscire dalla sua terribile condizione! E che tristezza pensare che molti, tra questi, si vantano di essere cattolici! La causa della corruzione sta nell’asservimento delle coscienze a Dio Mammona! Perciò il Papa, nella Bolla di indizione dell’anno giubilare aveva sollecitato i credenti a “non cadere nella terribile trappola di pensare che la vita dipende dal denaro e che di fronte ad esso tutto il resto diventa privo di valore e di dignità. È solo un’illusione. Non portiamo il denaro con noi nell’al di là. Il denaro non ci dà la vera felicità. La violenza usata per ammassare soldi che grondano sangue non rende potenti né immortali”! Segnalando che “questo invito è particolarmente rivolto alle persone fautrici o complici di corruzione. Questa piaga putrefatta della società è un grave peccato che grida verso il cielo, perché mina fin dalle fondamenta la vita personale e sociale. La corruzione impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri. È un male che si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici. La corruzione è un accanimento nel peccato, che intende sostituire Dio con l’illusione del denaro come forma di potenza”. (cfr Bolla: n. 19 e ss)
Tuttavia, il Papa, pur condannando con fermezza il peccato (la corruzione), offre una possibilità di salvezza: “la Misericordia non è contraria alla Giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un’ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere”. E precisa: “se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge. La giustizia da sola non basta, e l’esperienza insegna che appellarsi solo ad essa rischia di distruggerla. Per questo Dio va oltre la giustizia, con la misericordia e il perdono. Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario. Chi sbaglia dovrà scontare la pena. Solo che questo non è il fine, ma l’inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono. Dio non rifiuta la giustizia. Egli la ingloba e supera in un evento superiore dove si sperimenta l’amore che è a fondamento di una vera giustizia”. (cfr Bolla:n. 21)
Concetti di una semplicità disarmante! Sono talmente chiari e belli da non aver bisogno di commento: dovrebbero solo essere approfonditi, assimilati e fatti propri da tutti. Soprattutto dai politici e da quelli che sono anche solo sfiorati dal fenomeno della corruzione!
Forse, noi cattolici dovremmo affrontare la questione con una riflessione pubblica, sincera ed onesta, senza ipocrisie, né veli o mistificazioni, coinvolgendo proprio i soggetti più a rischio, i politici: per aiutarli a capire la Verità; per incoraggiarli nella strada della conversione e del cambiamento; per convincerli a provare nostalgia per la tenerezza di Dio! E non dovremmo mai stancarci di sperare che ciò possa essere sempre possibile, anche per loro…!?!
michelecriscuoli.ilponte@gmail.com

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